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Taranto
03 Ottobre 2025 - 06:33
Energia eolica
TARANTO - Taranto vede svanire in pochi mesi due delle più importanti opportunità di rilancio industriale. Dopo il progetto del Gruppo Ferretti per la riconversione dell’ex Yard Belleli in un cantiere nautico di lusso, ora anche Renexia ha deciso di spostare altrove l’investimento per la produzione di turbine eoliche off shore. Si tratta, in entrambi i casi, di centinaia di milioni di euro e di migliaia di posti di lavoro diretti e indiretti che avrebbero potuto cambiare il destino produttivo del territorio jonico.
«È l’ennesima occasione sprecata – afferma Fabio Paolillo, segretario generale di Confartigianato Taranto – e questa volta non ci sono scuse, nonostante il solito rimpallo di responsabilità tra politica e istituzioni. Diventa francamente difficile costruire quella sinergia istituzionale che resta l’unica vera carta per fronteggiare la crisi di sistema della città. Questo è un segnale gravissimo, che mette a nudo le difficoltà e le incapacità del nostro territorio nell’attrarre e trattenere investimenti industriali innovativi».
Paolillo sottolinea come sia necessario che emerga «la qualità, la competenza e l’autorevolezza della classe dirigente politica, sindacale e datoriale del territorio». Taranto, avverte, non può più restare prigioniera di un modello produttivo vecchio e in declino mentre progetti sostenibili ad alto valore aggiunto migrano verso altri territori.
Le defezioni di Ferretti e Renexia non sono episodi isolati, ma «la conseguenza di criticità strutturali che scoraggiano gli investitori», spiega Confartigianato, citando burocrazia lenta e incerta, mancanza di chiarezza sulle concessioni portuali e industriali, ritardi nelle bonifiche ambientali e incentivi che si riducono. «E, come sempre accade dalle nostre parti, manca una strategia unitaria e credibile di sviluppo del territorio» prosegue Paolillo.
Secondo l’associazione, questi passi indietro significano perdita di opportunità occupazionali qualificate, mancato sviluppo delle filiere locali di subfornitura e un ulteriore ritardo nel percorso di diversificazione industriale, con gravi danni d’immagine che rischiano di allontanare futuri investitori.
Il segretario generale aggiunge un punto critico: «Il colmo è che in questa città, così “ricca” da anni di problemi sociali, economici e occupazionali, non vi sia nemmeno uno straccio di tavolo di confronto o una cabina di regia permanente con Regione, Comuni, Governo, Autorità portuale, sindacati e associazioni di categoria. Sarebbe indispensabile per monitorare in maniera pubblica e trasparente investimenti strategici, incentivi, concessioni e disponibilità delle aree, procedure autorizzative e tempi, così da garantire agli investitori un interlocutore unico e affidabile».
Confartigianato chiede con forza una visione industriale chiara, strumenti rapidi e certezze per non perdere ulteriori occasioni di sviluppo a causa di «confusione, superficialità, ritardi e incertezze». Taranto, afferma Paolillo, «deve diventare un polo attrattivo per l’economia verde, l’innovazione e la cantieristica di qualità. Solo così le imprese locali potranno agganciarsi a filiere di valore e i nostri giovani potranno trovare qui il loro futuro».
L’associazione conclude rivolgendo un appello alle istituzioni, ai politici e agli amministratori pubblici: «Il tempo delle promesse è finito. La situazione di Taranto è chiara e grave. O si cambia rotta subito o la città continuerà a essere un territorio che perde occasioni e giovani, trasformandosi da candidata alla diversificazione industriale in simbolo nazionale degli investimenti perduti».
Confartigianato annuncia di non voler restare in silenzio davanti a quello che definisce «l’ennesimo scippo di sviluppo» e pretende risposte concrete e immediate: Taranto non può più aspettare.
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