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L'analisi
28 Settembre 2025 - 07:22
Amazon sotto accusa negli Stati Uniti
L’economia statunitense e quella anglo sassone in generale si regge e, quindi, tende a rafforzarsi sempre più perché ha leggi ed anticorpi che difendono in un modo per noi italiani inarrivabile ed incredibile il centro motore di tutta l’economia: il consumatore.
In Italia il consumatore non ha difese in tutti i campi, da quello commerciale a quello legale.
Aziende che gli propinano contratti capestro da cui è quasi impossibile uscirne vivi. Numeri verdi che, invece di aiutare il consumatore, lo spediscono in un iter senza conclusioni e risultati dove rimane vittima di un sistema che lo deruba sostanzialmente.
A poco o nulla servono le associazioni per la difesa dei diritti dei consumatori che non hanno dato prova di funzionalità accompagnati da una legislazione sostanzialmente vuota.
È delle ultime ore la notizia bomba per cui Amazon pagherà 2,5 miliardi di dollari per risolvere la causa statunitense secondo cui avrebbe "ingannato" le persone per convincerle ad usare “Prime”. Amazon ha accettato di pagare 2,5 miliardi di dollari per chiudere una causa storica sul suo programma di abbonamento Prime.
Il governo degli Stati Uniti aveva denunciato che il design del sito web della citata azienda aveva manipolato decine di milioni di consumatori, inducendoli a pagare abbonamenti volutamente difficili da annullare e, quindi, violando i loro diritti.
Nello specifico Amazon, senza ammettere alcun illecito, pagherà immediatamente 1 miliardo di dollari in sanzioni civili al governo federale e altri 1,5 miliardi di dollari in risarcimenti ai consumatori coinvolti, secondo quanto dimostrato in sede dibattimentale. Ma la cosa non è del tutto finita infatti sono previsti che milioni di persone che hanno pagato Amazon Prime tra la metà del 2019 e la metà del 2025 riceveranno automaticamente rimborsi fino a 51 dollari, mentre gli altri clienti Amazon potranno presentare richieste specifiche ed individuali di rimborso.
La causa federale accusava Amazon di aver utilizzato illegalmente tecniche "manipolative, coercitive o ingannevoli" per "ingannare" gli acquirenti e convincerli ad abbonarsi a Prime con un rinnovo del contratto automatico.
La causa si è tenuta in tribunale di Seattle. Cosa insolita per un caso antitrust così complesso, una giuria avrebbe dovuto stabilire se Amazon avesse violato la legge. L'accordo di conciliazione è giunto subito dopo la testimonianza chiave: l'ex ricercatore sull'esperienza utente di Amazon, Reid Nelson. E-mail e messaggi di testo di Nelson hanno rivelato che lui e la sua squadra avevano ripetutamente segnalato ai clienti le strategie di design di Amazon come fuorvianti e/o poco chiare.
Bisogna sapere che Amazon dovrà affrontare un'altra causa federale, ancora più importante, in cui la Federal Trade Commission (FTC) l’ha accusata di operare come monopolista.
L’inizio del processo è previsto ai primi del 2027, davanti allo stesso giudice, John Chun della Corte Distrettuale degli Stati Uniti e per il Distretto Occidentale di Washington.
In Italia tutto ciò non avviene in quanto tutto o quasi è fatto in forma “ideale” e non “empirica” dove vengono enunciati e sottolineati principi universali senza approfondire le materie e, soprattutto, senza una adeguata funzione di controllo che non abbiamo più.
Senza considerare l’atteggiamento ancillare di quasi tutti quelli che, in rappresentanza del popolo, hanno avuto ed hanno nei confronti dei poteri economici interni. Poteri che tanto forte poi non sono, infatti se commisurate all’Amazon del caso e a tanti altri colossi mondiali i nostri gruppi economici, industriali e finanziari sono dei nani eppure sono sempre beneficiati.
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