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Taranto
22 Settembre 2025 - 06:37
Le iniziative a tutela del fiume Tara
TARANTO - A mesi di distanza dal voto con cui il (precedente) Consiglio comunale aveva espresso contrarietà al progetto del dissalatore sul fiume Tara, la Rete difesa fiume Tara torna a chiedere atti concreti e non più soltanto dichiarazioni di principio. L’associazione ambientalista sottolinea come, nonostante le posizioni espresse pubblicamente in aula, il progetto non sia stato fermato e la cittadinanza resti di fatto sola nella battaglia a difesa del corso d’acqua.
Secondo il movimento, il tempo delle promesse è scaduto. “Quest’opera è inutile e dannosa – si legge nella nota – non la vogliamo né sul Tara né altrove. È questa la premessa politica che deve orientare le scelte delle istituzioni e ogni iniziativa tecnico-giuridica”.
La votazione del Consiglio comunale di Taranto sul caso del Dissalatore
La Rete ricorda che il 3 febbraio 2025 furono 17 consiglieri comunali a votare contro il progetto, impegnandosi pubblicamente ad attivarsi con tutti gli strumenti possibili, incluso il ricorso al TAR. Tra i nomi citati figurano Antonio Lenti, Luca Contrario, Gianni Liviano, Francesco Cosa, Cosimo Festinante, Mirko Maiorino, Tiziana Toscano, Giampaolo Vietri, Massimiliano Stellato, Paolo Castronovi, Adriano Tribbia, Mario Odone, Luigi Agrusti, Valerio Papa, Michele De Martino, Giuseppe Fiusco e Luigi Abbate.
Gli ambientalisti sottolineano come molti di loro siedano tuttora in Consiglio, indipendentemente dal ruolo in maggioranza o opposizione, e chiedono coerenza. “Dimostrino di non aver preso in giro la città e si facciano promotori del ricorso al TAR, come promesso davanti a tutti”.
L’appello viene rivolto anche a chi, pur non avendo partecipato a quel voto, in passato ha fatto della difesa del Tara un tema centrale in campagna elettorale. Per la Rete non è accettabile che il fiume venga utilizzato come bandiera politica e poi abbandonato davanti a un’opera giudicata devastante.
La nota insiste anche sull’aspetto economico, ricordando come non possa ricadere ancora una volta sui cittadini l’onere delle spese legali. “Non è tollerabile che la comunità debba raccogliere fondi, come già accaduto per impugnare l’Aia dell’ex Ilva. La responsabilità è e resta della politica, perché è la politica che ha promesso di agire”.
Gli ambientalisti concludono ribadendo la linea di totale contrarietà: “La comunità non dimentica. Le parole non bastano più, adesso servono fatti. E i fatti hanno un nome preciso: il ricorso al TAR contro il dissalatore del Tara. No al dissalatore, né qui né altrove”.
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