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L'analisi

L’Italia e i conti mancati con il fascismo: intellettuali tra silenzi, conversioni e “redenzioni”

Dal manifesto di Croce all’opportunismo culturale del dopoguerra: una storia di ambiguità e di memorie rimosse che ancora pesa sulla coscienza collettiva

Benedetto Croce

Benedetto Croce

L’Italia si è storicamente sempre contraddistinta per non aver saputo mai fare i conti con il proprio passato ovvero la propria Storia. Ha cambiato spalla al fucile tante volte e con una rapidità tale da capovolgere completamente le proprie posizioni.

Fare i conti con la propria storia è vitale per qualsiasi paese e l’Italia non li ha mai fatti e continua a non farli.

Il 24 aprile del 1945 c’erano 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure, questi 90 milioni di italiani non risultano in nessun censimento. Questa storica valutazione di Winston Churchill è certamente utile per comprendere il clima politico e sociale nell’Italia del Novecento.

Storicamente, infatti, i primi veri ed autentici antifascisti non si dichiararono tali, bensì “non fascisti”. I firmatari dell’articolo pubblicato sul Popolo il primo maggio del 1925 furono quaranta attraverso “Il Manifesto degli intellettuali non fascisti”.

Redatto da Benedetto Croce, l'Anti manifesto rappresentò una risposta al “Manifesto degli intellettuali fascisti “di Giovanni Gentile. Anche la data di pubblicazione, Festa dei Lavoratori del primo maggio, rispondeva con nuovo vigore alla pubblicazione del manifesto fascista, avvenuta nel giorno del Natale di Roma, il 21 di aprile. Il manifesto sancì la definitiva rottura col fascismo di Croce, il quale, all'indomani della Marcia su Roma e della presentazione del primo esecutivo fascista di coalizione, aveva votato in Senato a favore del governo di Benito Mussolini, rivotandola poi il 24 giugno 1924, addirittura dopo l'omicidio di Giacomo Matteotti.

La proposta di redigere il manifesto venne fatta a Benedetto Croce da Giovanni Amendola che, il 21 aprile 1925, così gli scrisse: “... Caro Croce, avete letto il manifesto fascista agli intellettuali stranieri? Oggi ho incontrato varie persone, le quali pensano che, dopo l'indirizzo fascista, noi abbiamo il diritto di parlare e il dovere di rispondere. Che ne pensate voi? Sareste disposto a firmare un documento di risposta che potesse avere la vostra approvazione? E, in caso, vi sentireste di scriverlo voi?

L’indomani ci fu la risposta del filosofo: “Mio caro Amendola ... l'idea mi pare opportuna. Abbozzerò oggi stesso una risposta, che a mio parere dovrebbe essere breve, per non far dell'accademia e non annoiare la gente

In tutto furono quaranta dove, oltre a Benedetto Croce e Giovanni Amendola, ci furono le firme di Luigi Einaudi e Matilde Serao.

Si è steso un ulteriore velo pietoso sui molti intellettuali che alla caduta del fascismo saltarono dall’altra parte della barricata come Giuseppe Ungaretti un grande poeta che, durante il regime, notò che “tutti gli italiani amano e venerano il loro Duce come un fratello maggiore” definendosi “fascista in eterno”, firmando documenti e appelli per sostenere il fascismo. Come ha scritto su Articolo 21 la giornalista Elisabetta EliaMario Alicata, Carlo Muscetta, Elio Vittorini. Ma anche Roberto Rossellini, Carlo Lizzani e Carlo Emilio Gadda. Sono questi, e molti altri, i nomi degli intellettuali della sinistra anti fascista che, dal ’45 in poi, hanno cercato di cancellare le tracce della loro collaborazione al fascismo.”

Per avere su questo scottante argomento un esame approfondito c’è il libro pubblicato nel 2009 dalla casa editrice Corbaccio dal significativo titolo “I redenti” dove viene dimostrato come pochi intellettuali si opposero al regime fascista; pochi protestarono apertamente contro le leggi razziali. Furono molti, invece, quanti si formarono all'interno delle istituzioni fasciste di cultura e che poi, con il 1943, abbracciarono taluni l'antifascismo e talaltri la resistenza, vivendo questa svolta come un'esperienza di "redenzione".

Mirella Serri ricostruì, anche sulla base di documenti inediti, segmenti della biografia dei molti intellettuali italiani che non furono "dissimulatori onesti", e neppure "voltagabbana", ma uomini che "vissero due volte". Ma tanto c’è in altre opere pubblicate, basta leggerle.

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