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Bari
20 Settembre 2025 - 06:42
La sede della Procura di Bari
BARI - È divenuta definitiva l’assoluzione di Francesco Brandonisio, 53 anni, che era stato accusato dell’omicidio di Ambra Dentamaro, la trans uccisa nella notte del 23 settembre 2018 nel quartiere San Giorgio di Bari. L’uomo, rimasto in carcere per 2 anni e mezzo durante le indagini e il processo, era stato assolto lo scorso marzo dalla Corte d’Assise di Bari. A fine giugno i giudici hanno depositato le motivazioni della sentenza e, non essendo stato presentato alcun ricorso né dalla Procura né dalla parte civile, il verdetto è ora definitivo.
La Procura aveva chiesto per lui una condanna a 30 anni di reclusione, ma i giudici hanno accolto integralmente la linea difensiva, dichiarando l’imputato innocente.
La ricostruzione del delitto risale a quella notte di settembre, quando Dentamaro fu trovata morta alle 3, all’interno della sua auto parcheggiata in una stradina del lungomare sud, con una profonda ferita al collo causata da un coltello. Secondo le prime indagini, l’aggressione sarebbe avvenuta al termine di un rapporto sessuale.
Dopo 4 anni di accertamenti, gli investigatori arrestarono Brandonisio, convinti che fosse il cosiddetto “cliente numero 3” di Dentamaro. L’ipotesi si fondava sulle immagini delle telecamere di sorveglianza della zona: un uomo, dopo le 2 di notte, era stato ripreso mentre spingeva una Fiat Punto con un canotto arancione sul tetto, ritenuta compatibile con il veicolo di Brandonisio. Una perquisizione aveva rivelato che l’imputato possedeva un gommone grigio, utilizzato per la pesca sportiva.
Nelle motivazioni della sentenza, firmate dal presidente Sergio Di Paola, la Corte ha smontato punto per punto gli elementi d’accusa. È stato evidenziato che gli accertamenti tecnici non permettono in alcun modo di identificare Brandonisio come il “cliente numero 3”, e anzi gli esiti inducono a escludere questa ipotesi. L’analisi ha inoltre dimostrato che l’uomo ripreso dalle telecamere aveva un’altezza differente dall’imputato e che la Fiat Punto di Brandonisio era dotata di gancio traino, assente sull’auto ripresa nei filmati.
Un altro aspetto decisivo è arrivato dagli esami telefonici: non risultano contatti tra Brandonisio e la vittima, né il cellulare dell’imputato ha mai agganciato le celle della zona in cui si consumò l’omicidio.
Tutti questi elementi, spiegano i giudici, hanno determinato un “vuoto probatorio” che ha portato all’assoluzione di Brandonisio “per non aver commesso il fatto”.
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