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Taranto

Usb, assemblea contro i contratti pirata nei call center

Nella sala Lacaita della Provincia un confronto acceso promosso dal sindacato. Denunciati peggioramenti su diritti, salari e tutele, con l’annuncio di una battaglia anche legale

Assemblea su call center a Taranto

Assemblea su call center a Taranto

TARANTO – Una sala gremita per discutere del futuro dei lavoratori dei call center. Si è svolta ieri nella sala Lacaita della Provincia l’assemblea pubblica organizzata dall’Usb Lavoro Privato Taranto, introdotta da Lea Leone. L’iniziativa ha voluto mettere in luce le criticità legate al cosiddetto contratto pirata, siglato a livello nazionale e contestato dal sindacato.

Francesco Marchese, rappresentante Usb Taranto, ha spiegato che l’incontro non è stato pensato come una conferenza stampa, ma come “una lunga giornata di lotta”, a cui hanno preso parte anche lavoratori in sciopero su tutti i turni. Marchese ha sottolineato come la vertenza riguardi gran parte degli occupati del settore presenti in Puglia, regione che rappresenta un punto cruciale della filiera dei call center in Italia. “È assurdo – ha dichiarato – che, mentre si tolgono diritti e salari, si debba assistere al paradosso di sentirsi presi in giro”. Per il sindacato, la soluzione non può prescindere da una rimodulazione dell’intero sistema degli appalti, con la prospettiva di una battaglia che non sarà soltanto politica e sindacale, ma anche giudiziaria, affinché la magistratura si esprima sui profili di illegittimità dei contratti contestati.

A sostegno della protesta è intervenuto Carlo Guglielmi, della rete legale nazionale Usb. Ha ricordato come il 4 dicembre 2024 Cisal Servizi abbia firmato un contratto a nome dei lavoratori, pur non avendone alcun titolo rappresentativo. “Un sindacato che non ha iscritti nel settore non può firmare un accordo peggiorativo per le condizioni di chi lavora. È un atto inammissibile – ha ribadito – perché introduce regole pensate soltanto per incrementare i profitti aziendali”. Guglielmi ha richiamato l’articolo 39 della Costituzione, che stabilisce la rappresentanza proporzionale dei sindacati ai fini della stipula dei contratti collettivi, rimarcando come la norma resti inattuata. Da qui la necessità, ha aggiunto, di una mobilitazione che è prima di tutto politica, perché non si può permettere che realtà prive di reale rappresentanza incidano negativamente sulla vita dei lavoratori.

Particolarmente duro l’intervento dell’avvocato Fabrizio Del Vecchio, legale Usb Taranto, che ha illustrato nel dettaglio gli effetti del contratto firmato da Assocontact e Cisal. “Con questo accordo – ha spiegato – il dipendente diventa quasi una pertinenza del datore di lavoro, richiamabile a piacimento senza rispetto della vita privata”. Tra gli aspetti contestati figurano la gestione dei permessi e dei rol, le condizioni di malattia, gli scatti di anzianità ridotti, le maggiorazioni più basse, e soprattutto la prescrizione per i crediti da lavoro, che passa da 5 a 2 anni. Del Vecchio ha denunciato anche lo smantellamento della clausola sociale, che finora aveva garantito la continuità occupazionale, e la riduzione del congedo matrimoniale. “Tutto ciò – ha aggiunto – riduce il costo del lavoro del 15% a danno del soggetto più debole della catena, cioè il lavoratore. E non è escluso che l’applicazione concreta del contratto porti a ulteriori conseguenze negative”.

L’assemblea si è chiusa con la conferma dell’impegno dell’Usb a proseguire la vertenza su più fronti, dalle piazze ai tribunali, con l’obiettivo di difendere i diritti dei lavoratori del settore call center.

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