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L'analisi
10 Settembre 2025 - 15:39
Nichi Vendola
C’eravamo tanto amati... il capolavoro tragicomico di Ettore Scola narra le vicende di tre partigiani divenuti amici durante la guerra di Liberazione. Un viaggio nel tempo con molteplici riferimenti attraverso i quali l'autore scandisce l’inesorabile succedersi delle stagioni.
Vendola, non solo per il nome di uno dei protagonisti del film, un altro si chiama, guarda caso Antonio, ce lo ha riportato alla memoria commentando quella che Vincenzo De Luca ha definito "una sceneggiata pugliese".
Alla festa dell'Unità di Bisceglie, Nichi Vendola fugando ogni dubbio sulla sua permanenza in Consiglio regionale, si è raccontato come il "pacifista" che vorrebbe lanciare un messaggio di amicizia nei confronti di Antonio Decaro e di Michele Emiliano, con il quale ha condiviso il veto di Antonio uscendone "graziato".
Ad Antonio, ha proposto di fare della Puglia "una piattaforma di pace in un Mediterraneo di guerra". A Michele ha consigliato d starsene tranquillo, di "godersi la figlia appena nata", aspettando tempi migliori.
E' quello che nasce dal suo vissuto, dalla sua esperienza personale, il suo allontanamento dalla politica attiva, dopo una triste esperienza che è passata alla storia con il marchio di "ambiente svenduto"...
Quel processo trova origine in una denuncia dell'"avvoltoio" Angelo Bonelli. Così lo definì Vendola.
L'allora presidente della Regione Puglia ne fece un problema politico: “Qualunque partito del centrosinistra può testimoniare l’animosità, la violenza e la volgarità dell’esponente dei Verdi, che semina odio e menzogne. Vuole portare Taranto sull’orlo della guerra civile”. La conseguenza fu che alle elezioni politiche, furono estromessi dall’alleanza e quindi non entrarono in Parlamento.
Oggi Bonelli considera Vendola: "un patrimonio politico e culturale per la Puglia e per il Paese, non un nome che possa essere liquidato con un veto personale”.
Col passare inesorabile del tempo, le parole sembrano aver incredibilmente perso il loro significato e lo scontro politico si annulla, pur persistendo quello giudiziario. Infatti è ripreso a Potenza il processo ambiente svenduto che vede Vendola imputato per concussione e Bonelli costituito parte civile contro di lui. Vendola del resto considera le parole "anche se potenti, molto fragili".
Come la fragilità di un territorio, quello di Taranto, in cui la difesa dell’ambiente, la tutela del lavoro e la rappresentanza politica restano condizionate da una battaglia ideologica che dovrà pur finire.
La posizione di Bonelli resta la stessa e non perde occasione per ribadirla: "le «responsabilità sono personali», ma ciò che ci interessa di più, è quello che sta accadendo a Taranto in questi giorni. Come Alleanza Verdi Sinistra riteniamo da respingere l’ipotesi di una nave rigassificatrice insieme con una decarbonizzazione fasulla.
Michele Emiliano, pur fra mille contraddizioni, si è cimentato con un problema E' indubbio che il destino di un settore strategico come la siderurgia e quello di Taranto stanno insieme e rappresentano il polo produttivo della transizione in cui si possa esplicitare il ruolo della Puglia e del Mezzogiorno nel Mediterraneo.
E' questo il punto di caduta ineludibile che dovrà essere definito nel programma. Sarà così o si preferirà navigare nel mare equivoco dell'incertezza?
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