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L'analisi
08 Settembre 2025 - 08:57
Michele Emiliano
BARI - Sembrava tutto risolto ma la telenovela del campo largo pugliese ha una triste appendice. Antonio Decaro sarà il candidato presidente avendo sciolto la riserva. Nichi Vendola capeggerà la lista di Avs. Resta l'incognita del presidente Michele Emiliano. La sua sedia, alla festa regionale dell'Unità, è rimasta vuota, segno plateale di un malessere che ha voluto dimostrare, al di là della concomitanza con la nascita della figlia. Sarebbe l'unico ad aver rinunciato a candidarsi, ma l'amarezza e la delusione restano.
È Claudio Stefanazzi a farsene interprete con un affettuosa ma inequivocabile, dura missiva rivolta ad Antonio Decaro: "l’epilogo della querelle Emiliano e Vendola sì o no, consegna, almeno sulla carta, uno scenario in cui il Pd si indebolisce rispetto alle altre liste con cui affronteremo le elezioni. Con il rischio, concreto, di avere un consiglio regionale ancora più frammentato di quello attuale..."
La "querelle" si sposta quindi sulle liste e sui candidati che si preparano a correre nei sei collegi elettorali.
Una situazione ben diversa dalle precedenti elezioni regionali. Anche se il risultato sembra essere scontato restano incerti gli equilibri della maggioranza in seno al prossimo Consiglio regionale.
La legge elettorale regionale prevede un premio di maggioranza che garantisce alla coalizione vincente un numero predeterminato dei 50 seggi, in percentuale ai voti ottenuta per assicurare la stabilità del governo regionale e stabilisce che il premio viene assegnato alla coalizione del Presidente eletto: se supera il 40% dei voti, ottiene 29 seggi; tra il 35% e il 40%, ne riceve 28; sotto il 35%, ne ottiene 27.
Un meccanismo che agevolerà i partiti della coalizione perdente che perdendo da sola (questa volta il M5s non corre da solo ma in appoggio a Decaro), potrà attribuirsi tutti i 21 seggi della minoranza. Più complicata la situazione della possibile coalizione vincente che potrebbe mettere insieme da 6 a 7 liste: Pd, M5s, Avs e le civiche "Antonio Decaro presidente", “Per Decaro”, Con, alle quali pare possa aggiungersi una lista ispirata da Matteo Renzi.
Il passo indietro di Emiliano, che avrebbe dovuto candidarsi nel Pd per rafforzarlo, ora rischia oggettivamente di limitarne la potenzialità dei consensi, minando la pretesa centralità. Ancor di più se Emiliano dovesse decidere di candidarsi in Con, tenendo insieme e rafforzando la sua squadra; servirebbe del resto a dargli maggiori certezze in previsione delle politiche del 2027.
La partita si gioca sostanzialmente nella metà campo, quello che si autodefinisce largo e sarà tutt'altro che una partita amichevole per superare lo sbarramento del 4%.
Decaro a Bisceglie, sciogliendo, la riserva ha promesso di volersi dedicare alla sua Terra e al Mezzogiorno, ma è difficile comprendere quale sia il collante della ritrovata unità. Si dice che la politica sia l’arte del compromesso e del possibile, ma quando manca la Politica...
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