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Bari
08 Settembre 2025 - 08:27
Stop all'uso degli smartphone a scuola - archivio
BARI - Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani (CNDDU) interviene nel dibattito sul divieto di utilizzo dei telefoni cellulari a scuola, invitando a guardare oltre la semplice misura disciplinare e ad affrontare in maniera integrata il fenomeno della dipendenza da smartphone tra i giovani.
I dati diffusi dal coordinamento, guidato dal professor Romano Pesavento, delineano un quadro allarmante. In Sicilia, un’indagine del 2022 ha rilevato che il 30,1% degli studenti delle scuole secondarie manifesta dipendenza da smartphone secondo la Scala Breve (SAS-SV). Uno studio del 2025 mostra che l’81% dei giovani tra 16 e 35 anni si considera dipendente, con il 90% che presenta sintomi specifici: perdita del sonno (57%), ansia da notifica (50%), calo delle performance scolastiche (30%) e isolamento sociale (40%).
Il fenomeno parte da molto presto. Secondo l’Osservatorio Generation Ship, il 43% dei bambini tra 6 e 10 anni utilizza lo smartphone quotidianamente, con un aumento consistente dopo la pandemia (dal 18,4% al 30,2%). Ancora più preoccupanti i dati sugli effetti psicologici: uno studio longitudinale su oltre 4.000 adolescenti evidenzia un rischio doppio o triplo di ideazione suicidaria tra chi sviluppa un uso compulsivo di smartphone e social media.
Un segnale positivo arriva invece dai più giovani: il 40% dei ragazzi tra 12 e 15 anni oggi sceglie autonomamente di prendersi pause dai dispositivi digitali, con un incremento del 18% rispetto al 2022.
Di fronte a questi numeri, il CNDDU sottolinea che il divieto nelle aule, pur nato dall’esigenza di tutelare l’attenzione e la disciplina, non può essere considerato un rimedio sufficiente. Le norme vigenti (D.P.R. 249/1998 e D.P.R. 235/2007) stabiliscono che le sanzioni debbano essere proporzionate, temporanee ed educative, accompagnate da percorsi di reinserimento.
Il coordinamento richiama inoltre i diritti fondamentali coinvolti: salute (art. 32 Cost.), formazione della personalità (art. 2 Cost.) e istruzione (art. 34 Cost.). Per questo invita le scuole ad affiancare al divieto percorsi di educazione digitale, benessere psicologico e alfabetizzazione critica, sostenuti da programmi ministeriali, sportelli di ascolto e formazione per docenti e famiglie.
«Solo una strategia integrata, che unisca piano giuridico, pedagogico e sanitario, potrà trasformare il problema in opportunità educativa», afferma il presidente Pesavento.
Il CNDDU sollecita dunque un approccio che non si limiti alla repressione, ma che punti a costruire resilienza digitale e responsabilità condivisa. La scuola – conclude Pesavento – deve restare una comunità educante, capace di affrontare le sfide contemporanee con rigore e umanità».
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