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Droga e telefoni in carcere, maxi-operazione: 25 misure cautelari. Il video

La Polizia di Stato e la Penitenziaria smantellano un’organizzazione che introduceva hashish e cellulari nella casa circondariale. Scoperti due gruppi di detenuti attivi nel traffico

Il carcere di Taranto

Il carcere di Taranto

Droga e telefoni in carcere, maxi-operazione: 25 misure cautelari

TARANTO – Una vasta operazione congiunta di Polizia di Stato e Polizia Penitenziaria ha portato questa mattina all’esecuzione di 25 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Taranto su richiesta della Procura della Repubblica. In carcere sono finite 16 persone, mentre altre 9 sono state poste ai domiciliari. Le accuse spaziano dalla detenzione e cessione di stupefacenti alla detenzione e porto di arma clandestina, passando per l’accesso indebito a dispositivi di comunicazione da parte di detenuti, fino a ricettazione e riciclaggio.

L’operazione rappresenta l’esito di un’indagine avviata nel giugno 2023 dalla Squadra Mobile della Questura di Taranto insieme al NIC – Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria Puglia e Basilicata e al Reparto del Corpo di Polizia Penitenziaria di Taranto. Gli investigatori hanno ricostruito un ampio traffico di hashish all’interno della Casa Circondariale di Taranto, attivo tra luglio e ottobre dello scorso anno.

Secondo quanto emerso, l’organizzazione era articolata in due gruppi distinti: uno formato da detenuti tarantini guidati da tre pluripregiudicati e un altro da reclusi baresi, sotto il controllo di un detenuto della provincia di Bari.

La droga sarebbe stata introdotta in carcere dai familiari dei detenuti durante i colloqui, seguendo precise istruzioni comunicate attraverso l’uso illecito di telefoni cellulari intestati a soggetti stranieri irreperibili. Lo stupefacente veniva confezionato e occultato in modo da ridurre i rischi di scoperta durante i controlli della polizia penitenziaria. Una volta all’interno, l’hashish veniva venduto a un prezzo molto più elevato rispetto al mercato esterno, proprio per il rischio connesso alla sua introduzione.

Le indagini, basate su intercettazioni, pedinamenti e sequestri, hanno permesso di identificare sia i fornitori della droga, tra Bari e Taranto, sia i complici che ne gestivano l’approvvigionamento. Sono stati inoltre ricostruiti i flussi finanziari legati ai pagamenti, effettuati tramite carte prepagate intestate a prestanome.

L’operazione ha permesso di colpire un fenomeno in crescita: l’introduzione negli istituti penitenziari non solo di sostanze stupefacenti, ma anche di dispositivi elettronici in grado di mantenere i collegamenti con l’esterno, consentendo ai detenuti di gestire affari illeciti anche dal carcere.

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