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L'analisi

Xi, Putin e i leader non occidentali a Tianjin: la sfida a un nuovo ordine mondiale

Pechino si propone come perno di una governance alternativa, mentre Mosca rilancia la propria influenza e l’Occidente rischia di restare spettatore

Fonte Shangai Cooperation Organization (Sco)

Fonte Shangai Cooperation Organization (Sco)

Tra turbolenze e cambiamenti che stanno attraversando il mondo, vorrebbe contribuire ad un nuovo ordine multilaterale.

Nella città portuale a sud di Pechino, il presidente cinese Xi Jinping accogliendo i Capi di Stato di Russia, India, Pakistan, Iran e altri 22 Paesi non occidentali, ha esortato i partecipanti a costruire un nuovo modello di cooperazione per incrementare il commercio e gli investimenti. Pechino fornirà circa 280 milioni di dollari di aiuti a fondo perduto e ulteriori 10 miliardi di yuan di prestiti a una banca di sviluppo SCO nei prossimi 3 anni.

L’Organizzazione chiede alla comunità internazionale di sostenere una diversa visione sulla Seconda guerra mondiale, imponendo il ruolo della Cina accanto a quello della Russia e dell'India. Putin ne approfitta per difendere la decisione di invadere l’Ucraina come conseguenza del “colpo di stato a Kiev, sostenuto e provocato dall’Occidente e i continui tentativi dell’Occidente di trascinare l’Ucraina nella NATO”. A tre anni e mezzo dall’inizio del conflitto Putin non è affatto isolato sulla scena internazionale. Mosca e Pechino hanno firmato un accordo per la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2, un progetto che potrebbe rimodellare i flussi energetici globali.

Pechino si conferma pilastro di una governance globale alternativa. Quanto deciso a Tianjin rappresenta circa metà dell’economia globale, 25 Paesi membri e il 40% della popolazione mondiale. L’Europa, ostaggio della propria dipendenza dagli Stati Uniti. Gli europei sembrano aver perso la capacità di incarnare una “terza via” da contrapporre al mondo di Trump e a quello caldeggiato dal triumvirato di altrettante potenze nucleari che possono contare, rispettivamente, sul secondo, terzo e quarto esercito più grande del mondo. I sorrisi e le strette di mano a favore di telecamere hanno fornito un messaggio potente: dal caos nutrito da Donald Trump emergerà un nuovo ordine di cui l’Occidente rischia di essere solo spettatore.

Le speranze legate al vertice artico con Putin, s'infrangono nella crescente delusione espressa da Trump: "cospirate contro di noi"... la Russia continua ad attaccare obiettivi civili in Ucraina, la catastrofe umanitaria e la distruzione di Gazl hanno raggiunto proporzioni immani. E il governo israeliano si propone di prendere il controllo amministrativo della Cisgiordania, dove maggiore è la concentrazione dei coloni, cancellando ogni pur recondita ipotesi di uno Stato palestinese.

Pechino pur evitando un coinvolgimento nei conflitti, cinicamente fornisce agli Houthi tecnologie dual-use, dai sistemi satellitari ai componenti per droni. Come principale esportatore globale ha interesse alla libertà dei traffici marittimi sui quali si basa circa il 90% del commercio mondiale, ma si avvantaggia del fatto che i ribelli houthi attaccano le navi dei concorrenti occidentali e non le loro. Di fatto l’imboccatura del Mar Rosso rappresenta una mina che colpisce soprattutto l’Occidente, il suo sistema economico e la sua credibilità di sicurezza.

Il gioco globale ha un impatto su temi che ci riguardano da vicino: dalle filiere produttive con le catene di approvvigionamento alle rotte commerciali con il controllo all’accesso del Mar Rosso e quindi del Mediterraneo che è vitale per l’Italia.

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