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Taranto

Ex Ilva, nuovo scontro: D’Amato e Mariggiò accusano il governo di ignorare le indicazioni Ue

Contro-replica dei rappresentanti di Europa Verde/Alleanza Verdi e Sinistra: Bruxelles avrebbe già imposto limiti più severi alle emissioni, ma l’Italia non avrebbe ancora dato seguito alle prescrizioni

Ex Ilva al bivio

Ex Ilva

TARANTO – Prosegue il serrato botta e risposta tra l’eurodeputato tarantino Rosa D’Amato, Commissaria Regionale EV/Alleanza Verdi e Sinistra, il Gregorio Mariggiò, Co-portavoce provinciale Europa Verde/AVS e il Ministero delle imprese e del made in Italy sulla vicenda dell’ex Ilva.

Oggi la contro-replica dell’eurodeputata tarantina Rosa D’Amato, commissaria regionale di Europa Verde/Alleanza Verdi e Sinistra, e di Gregorio Mariggiò, co-portavoce provinciale della stessa formazione politica.

I due esponenti contestano al Mimit di aver fornito una lettura parziale della risposta della Commissione Europea in merito alla nuova Autorizzazione Integrata Ambientale concessa lo scorso luglio. “Il ministero competente per il rilascio dell’AIA non è quello delle Imprese, ma il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica” sottolineano D’Amato e Mariggiò, ricordando che la Commissione Ue ha sì confermato la regolarità formale dell’iter, ma ha anche richiamato l’Italia all’applicazione immediata di misure più stringenti.

Secondo quanto riportato, l’articolo 18 della Direttiva sulle Emissioni Industriali obbliga già oggi ad adottare limiti più severi quando la situazione ambientale lo richiede. E nel caso di Taranto, spiegano i rappresentanti di AVS, questa necessità è stata ribadita dalla Corte di Giustizia europea con la sentenza C-626/22. Inoltre, i valori contenuti nella nuova Direttiva 2024/2881, che recepisce le linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità del 2021, devono essere presi come riferimento sin da subito, senza attendere il 2026.

Bruxelles ha inoltre ricordato che le misure aggiuntive andavano introdotte immediatamente e, il 7 maggio 2025, nell’ambito della procedura di infrazione INFR (2013)21777, ha inviato all’Italia una seconda lettera di costituzione in mora complementare.

La polemica solleva un interrogativo politico: “Il governo ha rispettato i tempi imposti da Bruxelles? – chiedono D’Amato e Mariggiò – A fronte di un termine di 2 mesi, ne sono già passati 4 senza risposte concrete”.

Il braccio di ferro tra Roma, Bruxelles e le istituzioni locali si inserisce in una fase particolarmente delicata per il futuro dello stabilimento siderurgico e per la tenuta ambientale e sanitaria del territorio ionico.

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