Cerca

Cerca

Taranto

Ex-Ilva, la Commissione Ue smentisce il Governo: “Italia obbligata a limiti più severi sulle emissioni”

Europa Verde/AVS: “Meloni e Urso piegano la legge agli interessi industriali, sacrificando la salute dei tarantini. Bruxelles apre nuovo fronte di infrazione”

L'ex Ilva

L'ex Ilva ora Acciaierie d'Italia

TARANTO - La vicenda dell’ex-Ilva di Taranto si arricchisce di un nuovo capitolo che rischia di avere pesanti conseguenze sul piano europeo. La Commissione UE, rispondendo a un’interrogazione presentata da europarlamentari dei Verdi, ha chiarito che l’Italia non solo non può applicare valori limite superati, ma deve imporre condizioni più severe a tutela della salute e dell’ambiente, come previsto dalla direttiva sulle Emissioni industriali e dalla sentenza della Corte di Giustizia C-626/22.

Secondo Bruxelles, il decreto del Governo Meloni (DL 3/2025 convertito in legge 31/2025) che limita la Valutazione di impatto sanitario ai parametri del D.Lgs. 155/2010 non è conforme al diritto europeo. La normativa comunitaria, infatti, già oggi obbliga all’applicazione dei limiti aggiornati introdotti dalla direttiva 2881/2024, che recepisce le linee guida OMS 2021.

La Commissione ha avviato una seconda lettera di costituzione in mora all’Italia il 7 maggio 2025 nell’ambito della procedura di infrazione INFR 2013/2177, giudicando ancora insufficienti le misure adottate per Taranto. L’Italia rischia così un nuovo deferimento alla Corte di Giustizia e sanzioni aggiuntive.

Per Europa Verde/AVS, la posizione dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni rappresenta un tentativo di far passare per “legale” un’AIA in contrasto con il diritto europeo. La commissaria regionale Rosa D’Amato e il coportavoce provinciale Gregorio Mariggiò denunciano che “la salute dei cittadini viene subordinata agli interessi industriali, nonostante le valutazioni sanitarie di ARPA, Aress, ASL e il parere dell’ISS abbiano certificato rischi non accettabili”.

Il nodo centrale è che le misure di contenimento delle emissioni dovevano essere applicate subito, senza attendere il 2026, come imposto dalle norme UE e ribadito dalla Corte. Secondo i Verdi, gli impianti obsoleti dell’acciaieria non sarebbero in grado di rispettare i limiti più stringenti, ed è questa la ragione per cui il Governo avrebbe scelto di aggirare la direttiva.

Europa Verde/AVS chiede che la Commissione acceleri la procedura di infrazione fino a portare l’Italia davanti alla Corte di Giustizia, ribadendo la richiesta di fermare l’area a caldo dello stabilimento tarantino, giudicata incompatibile con le regole comunitarie e con la tutela della salute pubblica.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Video del giorno

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori