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Taranto
29 Agosto 2025 - 08:45
Palazzo D’Ayala a Taranto
TARANTO - A Taranto tiene ancora banco il dibattito sul destino di Palazzo D’Ayala, uno dei più importanti edifici storici della Città Vecchia. Diverse associazioni culturali – Italia Nostra - sezione di Taranto, Associazione Italiana di Cultura Classica - delegazione di Taranto, Amici dei Musei di Taranto, Orizzonte Cultura 2.0, FAI - comitato di Taranto – hanno scritto al sindaco Piero Bitetti, al vicesindaco Mattia Giorno e alla Soprintendenza per chiedere un incontro urgente e la revisione del progetto di rifunzionalizzazione, che prevede la trasformazione del complesso in albergo.
Secondo le associazioni, il progetto esecutivo assegnato dall’ex amministrazione rischia di compromettere gravemente l’integrità architettonica e artistica del palazzo. Al centro della contestazione vi è il piano nobile, caratterizzato da dieci affacci sul Mar Grande e da saloni decorati con preziosi soffitti lignei a cassettoni, scolpiti e dipinti. Il progetto attuale, denunciano, prevede la suddivisione di questi ambienti in suite d’albergo con setti in cartongesso, “snaturandone totalmente i connotati storici e artistici”.
Emblematico il caso di un salone che custodiva un dipinto del XVII secolo di Michele Ragolia, già attribuito a Pacecco De Rosa, oggi conservato temporaneamente nello studio del sindaco. Al suo posto, secondo le tavole progettuali, verrebbe collocato un semplice pannello neutro. Non mancano altre criticità: lo smontaggio di arredi ottocenteschi in stile rinascimentale, lo smembramento della biblioteca storica, l’incertezza sulla sorte delle maioliche trafugate nel 2016 e poi recuperate dalla Polizia di Stato.
Il progetto contempla inoltre lo spostamento di un esteso soffitto ligneo dipinto, operazione che – a detta dei firmatari – potrebbe risultare invasiva e dannosa. Restano poco chiare anche le soluzioni previste per le finiture e le pavimentazioni superstiti, con il rischio che molte parti vengano lasciate “al grezzo” in attesa di ulteriori interventi a carico del futuro gestore dell’hotel.
Le associazioni si dicono sorprese dall’autorizzazione rilasciata dalla Soprintendenza Nazionale, ritenendo la rifunzionalizzazione incompatibile con la tutela del bene. Propongono quindi una variante che limiti l’uso alberghiero al piano terra e al secondo piano, salvaguardando il piano nobile con un restauro filologico e conservativo.
“È in gioco – scrivono – non solo il valore storico-artistico del palazzo, ma anche l’identità culturale della città. Occorre un ripensamento che coniughi sviluppo e tutela, senza sacrificare un patrimonio che appartiene a tutti i tarantini”.
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