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Taranto

Ex Ilva, sei pretendenti per acquistare il siderurgico. Intanto il vertice sulla cassa integrazione slitta

Le indiscrezioni sull'avviso di vendita che scadrà a metà settembre. Slitta invece al 10 settembre il tavolo sulla Cigs

Ex Ilva, sei pretendenti per acquistare il siderurgico. Intanto il vertice sulla cassa integrazione slitta

Uno degli ultimi vertici a Roma sull'ex Ilva

TARANTO - La corsa all’ex Ilva entra nel vivo. Alla riapertura della procedura di vendita decisa dai commissari straordinari Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli, che scadrà entro metà settembre si sono presentati al momento sei gruppi interessati. Secondo quanto riportato da Il Messaggero, tre di loro – Baku Steel, Jindal Steel e il fondo americano Bedrock Industries – hanno manifestato l’intenzione di acquisire l’intero perimetro industriale, che comprende gli stabilimenti di Taranto, Genova, Novi Ligure e Racconigi. Gli altri tre – Marcegaglia, Eusider e Sideralba – sarebbero invece interessati a singoli asset.

Le offerte arrivano in un contesto delicato, segnato dalla transizione ambientale ormai obbligatoria. Dopo l’Autorizzazione Integrata Ambientale rilasciata a luglio, il 13 agosto 2025 è stato firmato la storica intesa tra governo ed enti locali che fissa paletti stringenti: a Taranto è previsto lo spegnimento degli altiforni a carbone, la loro progressiva sostituzione con forni elettrici a basse emissioni e una riduzione della produzione da 8 a 6 milioni di tonnellate per garantire il rispetto dell’ambiente e della salute, salvaguardando al tempo stesso i livelli occupazionali.

Sempre secondo il Messaggero, tra i pretendenti, Baku Steel Company aveva già presentato in passato l’offerta economicamente più rilevante, valutata in circa 1 miliardo di euro lordi, e godeva di un canale privilegiato con lo Stato e Invitalia. Jindal e Bedrock, dal canto loro, avrebbero avviato contatti con partner italiani, tra cui il gruppo Arvedi. Per i singoli asset, Marcegaglia sarebbe interessata soprattutto agli impianti del Nord, da integrare con lo stabilimento francese di Fos-sur-Mer, mentre Eusider, gruppo fondato nel 1979 e oggi articolato in 14 aziende, conferma il suo interesse nel settore della trasformazione dell’acciaio.

Il governo, attraverso il ministro delle Imprese Adolfo Urso, ha ribadito la preferenza per una vendita in blocco, ma non ha escluso, in caso di difficoltà, l’ipotesi di due investimenti separati, uno per l’area del Nord e l’altro per Taranto, purché garantiscano migliori risultati produttivi e occupazionali. Strategica, in questa prospettiva, anche la collocazione a Taranto di una nave rigassificatrice destinata a supportare il polo del Dri. Condizione, però, fortemente osteggiata sul piano locale.

Intanto, sul fronte sociale, i sindacati hanno comunicato che il Ministero del Lavoro ha rinviato dal 28 agosto al 10 settembre il tavolo sulla Cassa integrazione straordinaria, prevista per i prossimi tre anni a sostegno della fase di manutenzione e riconversione degli impianti. L’incontro, fissato alle ore 11, sarà decisivo per chiarire la portata dell’ammortizzatore sociale in vista dell’avvio della nuova fase industriale.

La partita per l’ex Ilva resta dunque aperta, con i commissari chiamati a valutare le manifestazioni di interesse sulla base di due criteri fondamentali: il mantenimento dei livelli produttivi e la tutela del maggior numero possibile di lavoratori, oltre alla definizione dei tempi e delle modalità della decarbonizzazione.

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