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L'intervento
22 Agosto 2025 - 09:57
Palmiro Togliatti
In occasione dell’anniversario della morte di Palmiro Togliatti avvenuta in Crimea il 21 agosto 1964 la Rai, attraverso il narratore Paolo Mieli sul canale 54 di sua esclusiva competenza, ha mandato in onda un documentario commemorativo “Palmiro Togliatti, un eroe prudente” di Enrico Salvatori un regista e programmista della Rai.
La speranza che Mieli e Salvatori facessero Storia, visti i molti decenni ormai intercorsi è risultata subito vana. L’agiografia ha preso subito il posto centrale sul compagno Ercoli ma, soprattutto, la narrazione ha sostituito totalmente la Storia. Il docu parte dal 1956 mentre, il periodo precedente e cruciale per la conoscenza del personaggio, viene ripreso dopo circa 15 minuti in forma molto blanda e sorvolando su scomode verità storiche. Le omissioni partono addolcendo e di molto i 18 anni passati a Mosca da Togliatti politicamente alle dipendenze di Stalin.
Su cosa sia stato il rapporto fra Stalin e Togliatti e, quindi, fra l’URSS ed il PCI è stato totalmente messo a nudo dal lavoro svolto dagli storici Elena Aga Rossi e Viktor Zaslavskij che, nel 1997, in un loro saggio “Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca” edito dal Mulino. In questo fondamentale saggio vengono messi a nudo i rapporti strettissimi tra il PCI ed il Cremlino sulla base dei documenti negli archivi di Mosca che sono stati desecretati e messi a disposizione degli storici dai primi anni Novanta. Di tutta questa documentazione nel documentario Rai nessuna traccia. Il saggio sostiene che, contrariamente a quanto tramandato ed imposto dalla storiografia del PCI e da una prevalente narrazione mediatica, la Svolta di Salerno non fu un atto autonomo di Palmiro Togliatti, ma scaturì da una decisione ben precisa di Stalin sulla base degli accordi di Yalta con Winston Churchill. I due storici hanno trovato due documenti che, fino a pochi mesi della “Svolta”, dimostravano chiaramente come alla fine del 1943 Togliatti fosse fermamente contrario sia al riconoscimento della monarchia che all’ingresso nel primo governo Badoglio.
La loro ricostruzione storica, basata sui documenti degli archivi di Mosca, ha dimostrato che Togliatti mantenne la propria posizione di autonomia fino al marzo 1944. Poi Stalin fece prevalere la sua strategia, infatti il segretario generale del Ministero degli Esteri italiano, Renato Prunas, contattò Mosca e accettò la proposta di un incontro, che si tenne l’11-12 gennaio del 1944 a Ravello sulla costiera amalfitana. Andrej Vysinskij, rappresentante sovietico nel Consiglio consultivo alleato, chiese al governo italiano di far allargare la maggioranza a tutti i partiti del CLN (il Comitato di Liberazione nazionale, ndr) e propose di ristabilire relazioni diplomatiche col proprio Paese. In quel frangente storico e dando seguito alle proprie prerogative antimonarchiche il PCI non aveva nessuna intenzione di entrare in un governo guidato dal maresciallo Badoglio. Stalin convocò Togliatti al Cremlino il 4 marzo 1944 e gli comunicò che rifiutava totalmente le sue argomentazioni e gli disse che sarebbe stato meglio per il PCI entrare nel governo Badoglio.
A quel punto rovesciò la propria linea anti-badogliana e, giunto in Italia, convinse il gruppo dirigente del PCI ad entrare nel governo. In tal modo il 24 aprile 1944 nasceva il secondo governo Badoglio con la partecipazione dei sei partiti del CLN, compreso il PCI.
Il secondo elemento, totalmente evitato dal documentario in oggetto, è stato la caccia, la carcerazione e l’uccisione di un enorme numero di comunisti che si erano rifugiati in URSS per sfuggire al fascismo. Infatti, Dante Corneli fu, al contrario di Togliatti, un comunista antistalinista che per molto tempo venne perseguitato sia dal fascismo che dallo stalinismo. In URSS venne recluso in un gulag per dieci anni e fu fra i più importanti testimoni italiani del sistema repressivo stalinista. Fu tra coloro che rivolse pesanti accuse al gruppo dirigente del Pci in particolare a Palmiro Togliatti, Paolo Robotti, Antonio Roasio e Vittorio Vidali per la loro complicità con Stalin. Tali accuse furono dal Corneli oggetto di tre suoi libri al riguardo, il “Ritorno dal gulag. Memorie del Redivivo tiburtino. Scritti storico-politici di Dante Corneli”. In questo volume e i successivi due sono riportati i testi scritti dallo stesso Corneli di ritorno dalla Russia e dal Gulag. Furono autoprodotti e stampati in tipografie di Tivoli sua città natale, per essere messi in vendita in forma artigianale presso edicole locali di giornali e tramite invii postali. Mentre “Dal leninismo allo stalinismo” e “Italiani vittime di Togliatti e dello stalinismo” segnarono in modo molto profondo l’autore che riportò gli elenchi dei persecutori e delle vittime dello stalinismo in cui affermava molto duramente che avendo lui passato anni nei gulag sovietici poteva lanciare precise accuse che ribadì in Tv per merito di Enzo Biagi che lo invitò a partecipare il 20 gennaio 1983 per poter finalmente denunciare il tutto nella sua trasmissione dal titolo “Film Dossier”.
Anche Miriam Mafai, compagna di Giancarlo Pajetta scrisse sulle uccisioni, torture e gulag dei comunisti italiani che “non potevamo salvarli, tanto potente era la polizia sovietica, ma che era stata una grave colpa non essere intervenuti dopo, nel 1945. Molti di loro erano ancora vivi, nei campi di concentramento. Se Togliatti allora fosse intervenuto, con tutto il suo prestigio, forse li avremmo ancora salvati”. A confermare in modo documentale le violenze e le brutalità staliniane sostenute dall’establishment dei comunisti italiani fu il padre di Paolo Mieli: Renato Mieli in un libro da lui pubblicato “Togliatti 1937”.
Ma le omissioni in questo documentario non sono finite qui; infatti, dei rapporti del Pci con le intelligence britanniche prima e statunitensi dopo non vi è alcuna traccia. Del colonnello Ralph Merryl, ufficiale dei servizi segreti britannici che lavorò nello Psychological Warfare Branch, l’organismo che concedeva i permessi per poter pubblicare ed assegnare la carta per la stampa dei primi giornali dell’Italia liberata nessun riferimento. Un osservatore acuto come Enzo Bettiza scrutò questi percorsi annotando: “Mistero e clamore accompagnarono nei primi anni del dopoguerra il suo improvviso trasloco dall’esercito di Sua Maestà al partito di Ercoli-Togliatti. Nessuno, né allora né poi, seppe darsene una ragione definitiva. Un raptus emotivo? Un colpo di testa idealistico? Oppure un doppio gioco lungamente tessuto dietro alle quinte e guidato, a freddo, verso lo sbocco?”
A riportarlo è il giornalista Marco Valle in Storia mensile delle edizioni Rubettino 2022, foglio 9/10.
Ralph Merryll, al secolo Renato Mieli, fondò e diresse nel 1945 l’agenzia di stampa ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata) che sostituì la storica agenzia Stefani nel 1947 diresse l’edizione di Milano del quotidiano comunista L’Unità su espressa volontà di Palmiro Togliatti fino ad essere nominato, nel 1949, responsabile del PCI per i rapporti con l’estero.
Per attuare tutto ciò l’intelligence britannica aveva costituito una Divisione nel 1943 ad Algeri ed era diretta in Italia dall’ufficiale britannico Michael Noble, a cui venne affidato il compito tra il 1945 e il 1946, di riorganizzare l’industria dell’informazione, dell’editoria, dello spettacolo e dell’arte del nostro paese ovvero la spina dorsale della futura repubblica italiana. Inoltre, a Napoli nel 1945, su mandato del PWB, il colonnello Merryl-Mieli fondò alcuni giornali tra i quali «Il Risorgimento». Di tutto ciò nel documentario non c’è alcuna traccia mentre abbonda l’eroicizzazione del personaggio, come si può notare il “culturcomunismo” del professor Pasquale Chessa resiste più forte che mai: “A Napoli più che altrove, la «via italiana» è stata una via culturale: piaceva a Togliatti quel modo nuovo di diventare comunisti, il «culturcomunismo» che per Napolitano fu anche un modo elegante per tenersi, già da allora, lontano da Stalin, con la scusa di poter storicizzare non solo Marx ma anche Lenin.”
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