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Bari

Dazi Usa, si rischia oltre 1 miliardo di perdite per il Made in Italy

L'allarme di Coldiretti Puglia: colpiti vino, olio e pasta. Cresce la tensione tra Bruxelles e Washington, export agroalimentare in frenata

Olio extravergine di oliva

Olio extravergine di oliva

BARI - La riduzione dei dazi nel settore automotive viene accolta come una buona notizia per l’economia europea, ma l’annuncio ufficiale dell’accordo Ue-Usa porta con sé una pesante ombra per il comparto agroalimentare italiano. Le tariffe al 15% sui prodotti simbolo del Made in Italy, senza alcuna esenzione, potrebbero generare perdite superiori a 1 miliardo di euro, con vino, olio, pasta e settore suinicolo tra i più penalizzati. L’allarme arriva da Coldiretti e Filiera Italia, sulla base di un’analisi del Centro Studi Divulga.

La dichiarazione congiunta che formalizza l’intesa raggiunta a fine luglio in Scozia conferma, secondo le organizzazioni agricole, uno squilibrio evidente. “È un accordo troppo sbilanciato a favore degli Stati Uniti, mentre l’Europa resta indietro”, denunciano Coldiretti e Filiera Italia, chiedendo che la trattativa venga riaperta per ottenere almeno l’esclusione del vino, prodotto che da solo rappresenta la prima voce dell’export agroalimentare italiano. “Ogni giorno di ritardo – sottolineano – lascia spazio ad altri Paesi pronti a conquistare fette di mercato che storicamente appartengono all’Italia”.

A preoccupare il mondo agricolo non c’è solo il mancato risultato sul vino, ma anche il contesto generale. La Commissione europea, accusata di eccessiva remissività, ha già proposto un taglio senza precedenti delle risorse per l’agricoltura nel prossimo bilancio comunitario. Una decisione che, sommata ai dazi, rischia di aggravare le difficoltà delle filiere. “Occorre garantire sostegni economici a chi sarà più colpito e, allo stesso tempo, difendere i rigidi standard europei di sicurezza alimentare. Non possiamo aprire le porte a prodotti che non rispettino gli stessi livelli di qualità”, ribadiscono Coldiretti e Filiera Italia.

I numeri confermano la gravità della situazione. Gli Stati Uniti sono il principale mercato extra-Ue per l’agroalimentare italiano, con un valore che nel 2024 ha raggiunto quasi 8 miliardi di euro. Il vino, prima voce dell’export, rischia dazi per oltre 290 milioni, cifra destinata a crescere in base all’andamento del dollaro. A seguire l’olio extravergine di oliva, con un aggravio superiore a 140 milioni, e la pasta di semola, che dovrà assorbire un incremento di quasi 74 milioni. Stabili invece i formaggi, già soggetti a tariffe tra il 10% e il 15%.

Gli effetti dei nuovi balzelli sono già visibili. Nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10% l’export agroalimentare italiano verso gli Usa ha subito un brusco rallentamento. A giugno, secondo i dati Istat elaborati da Coldiretti, le vendite hanno registrato un calo del 2,9% in valore, il primo da settembre 2023, mentre nello stesso mese l’export complessivo italiano negli Stati Uniti è cresciuto del 10,3%.

Il 2024 si era aperto con un segno positivo: tra gennaio e marzo le esportazioni agroalimentari negli States avevano fatto segnare un incremento medio dell’11% in valore. Ma con l’introduzione delle nuove tariffe la crescita si è ridotta drasticamente, passando a +1,3% in aprile, +0,4% in maggio, fino ad arrivare al calo di giugno. A pesare, spiegano Coldiretti e Filiera Italia, è stata anche l’incertezza degli importatori di fronte alle mosse della strategia del presidente Usa Trump, che ha aggiunto nuove tariffe a quelle già esistenti, colpendo in particolare le filiere più strategiche per l’Italia.

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