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Taranto
21 Agosto 2025 - 10:05
Operai dell'ex Ilva (foto d'archivio)
TARANTO - Lo Slai Cobas per il sindacato di classe boccia senza appello l’intesa sottoscritta il 12 agosto sul futuro dell’ex Ilva. Secondo l’organizzazione, l’accordo punta esclusivamente alla realizzazione di 3 forni elettrici nello stabilimento ionico, senza fornire risposte concrete né sui tempi della decarbonizzazione né sulla localizzazione degli impianti Dri o del rigassificatore. Restano così irrisolti i nodi occupazionali, ambientali e di sicurezza che continuano a gravare sulla fabbrica e sulla città.
Per il sindacato, l’unico effetto certo riguarda la cassa integrazione, che coinvolgerà 4.000 dipendenti, con ulteriori discussioni fissate per il 28 agosto tra Commissari e rappresentanze sindacali. “È un sì a scatola chiusa – accusa lo Slai Cobas – che spalanca la strada a nuove riduzioni di personale e lascia campo libero al sistema degli appalti, senza vincoli immediati per la manutenzione né per la riduzione dell’inquinamento”.
Particolarmente contestata è anche la clausola che conferma, con l’Accordo di Autorizzazione Integrata Ambientale, altri 12 anni di produzione con il modello attuale, ritenuto insostenibile sia dal punto di vista ambientale sia da quello sanitario. Intanto, osserva il sindacato, si continua a puntare a un obiettivo produttivo di 6 milioni di tonnellate annue, con il rischio di spingere gli impianti esistenti oltre i limiti di sicurezza.
Lo Slai Cobas sottolinea che le risorse promesse dal ministro Urso rappresentano “solo una boccata d’ossigeno per tamponare il deficit crescente” senza aprire prospettive di rilancio reale. La prospettiva, afferma il sindacato, è quella di migliaia di ore di cassa integrazione e di esuberi, con pesanti ricadute anche per l’indotto locale.
Nella sua nota il sindacato ricorda come anche Confindustria, attraverso le pagine de Il Sole 24 Ore, abbia ribadito il valore strategico dell’acciaio di Taranto per l’industria automobilistica, navale e della difesa, evidenziando la funzione dello stabilimento in un contesto geopolitico segnato da nuove tensioni e dalla corsa agli armamenti.
Di fronte a questo scenario, lo Slai Cobas invoca una piattaforma operaia unitaria che rivendichi la difesa del salario con integrazione al 100%, il rifiuto degli esuberi, il mantenimento dei lavoratori in Cigs dal 2018, l’impiego diretto degli addetti nei programmi di bonifica e trasformazione ambientale, oltre a un contratto unico metalmeccanico negli appalti. Apertura anche a finestre di prepensionamento, definite “risarcitorie” per i 25 anni di crisi che hanno segnato l’ex Ilva.
“Solo la lotta e gli scioperi – afferma il sindacato – possono cambiare i piani di padroni e governo. Gli operai, che sono 15 mila, rappresentano una forza determinante e non possono essere dispersi in lavori precari e frammentati”.
Lo Slai Cobas ha annunciato per il 29 agosto, dalle 16.30 alle 19.30, nella sede di via Livio Andronico 47 a Taranto, una riunione pubblica del coordinamento nazionale per discutere della vertenza.
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