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L'analisi
20 Agosto 2025 - 11:02
Il vertice Usa-Europa
I leader del mondo occidentale hanno svolto un corso intensivo di 'trumpologia'. Hanno imparato come gestire il rapporto con chi siede oggi dietro la scrivania nella stanza ovale. Volodymyr Zelensky ha imparato meglio di tutti la lezione dopo la precedente esperienza. Questa volta ha scelto un look più formale, una sfacciata ironia per accattivarsi le simpatie del tycoon.
L'obiettivo dei "volenterosi" era quello di mostrare un fronte euro-atlantico unito sull’Ucraina ma, nonostante il generale ottimismo, è ancora difficile immaginare che la guerra finisca presto. Resta ancora da affrontare e da sciogliere il nodo principale della trattativa: lo “scambio di territori”, toccato solo in parte durante il vertice, che rende la strada verso la pace ancora decisamente in salita.
Il principale risultato del summit è un’intesa di massima su un futuro incontro bilaterale tra il Capo di Stato ucraino e i presidenti Vladimir Putin e Donald Trump, che dovrebbe tenersi quanto prima a Ginevra, in Svizzera. Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha confermato che Mosca “non rifiuta alcun tipo di incontro, bilaterale o trilaterale, sull'Ucraina”.
I partner europei, hanno dato una chiara dimostrazione di unità, facendo da ‘scorta politica’ a Zelensky, tuttavia permangono divergenze e sensibilità diverse su quello che sarà il futuro assetto ucraino.
Emmanuel Macron, Giorgia Meloni, Keir Starmer, Ursula von der Leyen e Mark Rutte, dopo che il vertice con Putin in Alaska aveva palesemente avvicinato le posizioni americane a quelle russe, in una cornice di sfarzosa riabilitazione di chi ha aggredito, hanno provato a spostare l'asse sulle motivazioni necessarie per portare Trump dalla loro parte. "Spero che il presidente Putin si comporti bene, e se non lo farà, la situazione diventerà difficile", è stato il monito del Presidente.
Resta archiviato il cessate il fuoco. Trump vuole un risultato che sia a lungo termine, stabile e affidabile: “So che potrebbe essere positivo averlo, ma capisco anche strategicamente perché un Paese o l’altro possa non volerlo”, lasciando intendere che le parti in conflitto temono che una tregua darebbe ad entrambe l'opportunità di rafforzare le proprie posizioni sul campo.
Permane la necessità di fornire all'Ucraina garanzie di sicurezza. Trump ha ipotizzato che gli USA potrebbero tutelare la sicurezza dell'Ucraina attraverso il supporto aereo. L'Ucraina riceverà 90 miliardi di dollari in armamenti americani, inclusi sistemi di difesa aerea e aerei da guerra di cui c'è un disperato bisogno ed è probabile che gran parte del conto sarà a carico dei paesi europei e degli alleati della NATO. Tuttavia, senza truppe statunitensi sul campo, non è chiaro quanto l'America possa scoraggiare la Russia.
Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiesto una forza internazionale di stanza in Ucraina, che potrebbe variare da centinaia a decine di migliaia di soldati. Sebbene la Russia abbia spesso respinto l'idea, Trump è convinto che accetterebbe lo schieramento di truppe europee.
La coalizione europea dei volenterosi, sostiene l’ipotesi di fornire garanzie sul modello dell’Articolo 5 della NATO, escludendo l’adesione formale di Kiev all’Alleanza atlantica.
Uno status di membro de facto, anche se non de iure, della NATO, dispiegando forze internazionali per mantenere la pace “con il coordinamento americano”.
La Cina, ha finito per rimanere esclusa dai negoziati di pace per l’Ucraina, come del resto era avvenuto nell'incontro di Riad, decisivo nella partita geopolitica in corso, dove Trump ha offerto alla monarchia saudita il ruolo cruciale di mediatore e ha voluto per sé quello di principale e unico peacemaker. Xi Jinping spera che gli Stati Uniti continuino a rimanere invischiati in Europa, al fine di scongiurare le conseguenze di quanto dichiarato apertis verbis dal nuovo segretario alla Difesa Pete Hegseth sulla regione indopacifica dove, secondo la maggioranza degli analisti internazionali, si gioca la vera partita del futuro.
L“alleanza” implicita tra Cina e Russia, almeno sul piano strategico e militare, si è rafforzata nel corso degli ultimi dodici mesi, anche se formalmente, Pechino continuare a ribadire la propria neutralità nel conflitto russo-ucraino.
Viene spontaneo domandarsi quale sia il ruolo giocato dalla Cina in questa fase. E' stata considerata dai più, almeno in Occidente, uno dei principali sostenitori e finanziatori, un “facilitatore decisivo”.
E' prevedibile che Xi Jinping possa approfittarne per illustrare, una volta di più, la sua visione del multilateralismo del mondo e le soluzioni per uscire dalla fase di ‘disordine globale’ che contrassegna la realtà degli ultimi anni. Una postura di potenza responsabile e affidabile, ponendosi in prima linea nella difesa delle istituzioni internazionali, a partire dall’ONU . Il vero obiettivo di Xi Jinping potrebbe essere quello di recuperare i suoi rapporti con l’UE e di tenersi aperte le porte con gli stessi Stati Uniti, auspicando evidentemente di avere un ruolo anche per sé...
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