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Taranto
18 Agosto 2025 - 12:00
La diga di San Giuliano
TARANTO - La Cia Puglia lancia un nuovo allarme sulla gestione della Diga di San Giuliano, struttura realizzata nel 1950 con i fondi del Piano Marshall per sbarrare il fiume Bradano e alimentare l’irrigazione del Metapontino e della provincia di Taranto.
Dopo oltre un anno di lavori, la galleria che collega la diga al ripartitore di San Marco è tornata in funzione. Ma con il ripristino dell’erogazione, la Confederazione degli agricoltori denuncia che continua il cosiddetto “balletto” delle forniture idriche: le quantità destinate alla Puglia vengono ridotte o aumentate senza preavviso, con decisioni unilaterali assunte dal Consorzio di Bradano e Metaponto, nonostante l’accordo che prevede la suddivisione paritetica delle acque, il 50% alla Puglia e il 50% alla Basilicata.
C’è poi il nodo dei costi e delle carenze strutturali. Secondo quanto riportato da alcuni media lucani, i lavori di ripristino sono costati 2,4 milioni di euro, ma l’intervento risulta incompleto: manca un giunto di dilatazione all’imbocco della galleria e la perdita stimata è di 0,5 litri al secondo. «Una falla – osserva la Cia – che si poteva evitare approvvigionandosi del materiale necessario durante il lungo cantiere».
L’organizzazione agricola solleva anche un interrogativo inquietante: che fine hanno fatto i 6,4 milioni di metri cubi d’acqua presenti in diga l’8 maggio 2025 e scomparsi l’8 agosto 2025, come certificato dall’Autorità di Bacino? Una quantità enorme, sottratta mentre la condotta era inutilizzata da giugno 2024. «Si tratta di un mistero che richiede risposte precise – sottolinea la Cia – perché la Puglia è comproprietaria della diga e ha diritto a sapere come siano stati prelevati e dove siano stati destinati quei volumi».
La Confederazione ricorda che negli ultimi 20 anni i vari commissari regionali e i dirigenti dell’ex Consorzio Stornara e Tara hanno trascurato la gestione della comproprietà pugliese, lasciando di fatto il controllo al Consorzio di Bonifica della Basilicata, che ha operato senza condivisione delle scelte.
Per questo motivo la Cia Puglia chiede all’assessore regionale all’Agricoltura e al Commissario unico dei Consorzi di Bonifica Centro Sud di far valere con decisione i diritti della Puglia. «Non possiamo più limitarci a essere comproprietari solo sulla carta – avverte l’organizzazione –. È necessario esercitare un ruolo attivo nella gestione di una risorsa vitale, senza subire passivamente le decisioni altrui».
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