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Taranto

Porto, ambiente e futuro di Taranto: “La rimonta del Popolo Sovrano”

Valentino Valentini interviene sul progetto del dissalatore sul Tara e sul ricorso di PeaceLink e Giustizia per Taranto contro l’AIA dell’impianto siderurgico

Il fiume Tara

Una veduta del fiume Tara - archivio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota a firma di Valentino Valentini, in rappresentanza del Museo Laboratorio della Fauna Minore di Mezzana Salice di San Severino Lucano (Pz):

TARANTO - Come sapete il nostro Tara è al centro di un progetto per realizzare l’impianto di dissalazione più grande d’Italia, promosso dall’Acquedotto pugliese e sostenuto da Giancarlo Chiaia, professore di Idraulica al Politecnico di Bari e componente della Commissione regionale per la valutazione dell’impatto ambientale. Fortuna vuole che il Ministero dell’Ambiente abbia ritenuto tale progetto incompatibile con gli obiettivi di sostenibilità ambientale, per motivi che vanno dai pesanti effetti sugli ecosistemi a un territorio definito dall’ONU “zona di sacrificio”, segnato da decenni di collusione tra politica e aziende, con ricadute gravi sulla salute delle comunità locali.

Una comunità che oggi insorge per la salvaguardia del fiume e del territorio, consapevole che i benefici della natura e della biodiversità sono fondamentali per ogni aspetto dello sviluppo umano e per il successo degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Secondo le ultime analisi, circa l’80% degli ecosistemi naturali europei è in pessime condizioni a causa dello sfruttamento intensivo del territorio e dei mari. Negli ultimi dieci anni è sparito l’80% degli insetti, in particolare quelli a volo crepuscolare e notturno, con gravi conseguenze sulla catena alimentare: senza la loro opera di impollinazione, essenziale per il 75% delle piante alimentari, l’agricoltura collassa.

Per questo – sostiene Valentini – è necessario fermare questa rovina ecologica, ricostruire gli ecosistemi e respingere interventi come il dissalatore sul Tara, uno dei pochi fiumi ancora intatti. L’Unione Europea punta al disinquinamento e al miglioramento dell’aria entro il 2030, ma gli sforzi attuali non bastano. La salvaguardia del patrimonio naturale – dal Tara ai due mari di Taranto – richiede una strategia che parta dal “Popolo Sovrano”, al quale spetta l’ultima parola sul proprio destino.

In questa direzione si colloca l’iniziativa di PeaceLink e Giustizia per Taranto che hanno presentato ricorso al TAR contro l’AIA dell’impianto siderurgico. Per Valentini, il cambiamento deve essere pacifico ma deciso, fondato sulla crescita culturale, la maturazione politica, la cooperazione sociale e il risveglio delle coscienze, senza dimenticare la “dimensione spirituale” della natura, considerata dalle antiche popolazioni come diretta emanazione della divinità, dunque inviolabile e da difendere “costi quel che costi”.

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