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Salento

Pesce Scorpione avvistato a Santa Caterina: prima segnalazione nelle acque di Nardò

L’esemplare, originario dell’Oceano Indiano, è stato ripreso dagli speleosub del Centro Apogon in una cavità sottomarina. Gli esperti invitano a non toccarlo e segnalano i rischi per l’ecosistema del Mediterraneo

Il pesce scorpione avvistato a Santa Caterina

Il pesce scorpione avvistato a Santa Caterina

SANTA CATERINA DI NARDO' - Un incontro inaspettato nelle acque di Santa Caterina di Nardò ha attirato l’attenzione di biologi marini ed esperti di fauna marina. Nei giorni scorsi, durante un’immersione di ricerca, gli speleosub del Centro di Speleologia Sottomarina Apogon hanno documentato per la prima volta nelle acque neretine la presenza di un Pesce Scorpione (Pterois miles), noto anche come Pesce Leone, specie dall’aspetto affascinante ma dalle spine velenose.

L’avvistamento è avvenuto in una cavità buia lungo la costa, nella zona nota come Il Curvone, all’interno della Grotta delle Tre Furneddhe Pu-Le 1556. A identificarlo e riprenderlo in video è stato il biologo marino Michele Onorato, impegnato in campionamenti di sedimenti insieme al collega Damiano Zaza dell’Università di Bari. Le immagini sono state poi inviate al Comune e all’assessora all’Ambiente Giulia Puglia.

Il pesce scorpione avvistato a Santa Caterina

Gli esperti precisano che la presenza di un solo esemplare non deve generare allarme tra i bagnanti, ma richiede prudenza. Il Pesce Scorpione, infatti, possiede spine collegate a ghiandole velenifere in grado di rilasciare tossine con effetti neuromuscolari. “Non va mai toccato, neppure se appare immobile” è l’indicazione degli specialisti, che ricordano come l’animale si mimetizzi tra scogli e fondali rocciosi.

Originario dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, il Pesce Scorpione è comparso nel Mediterraneo a partire dal 1992, complice il surriscaldamento delle acque. Negli ultimi anni è stato segnalato in più punti dello Ionio, ma questo è il primo caso noto nell’area di Nardò. Si tratta di una delle specie più invasive al mondo, priva di predatori naturali in queste acque e potenzialmente dannosa per la biodiversità locale.

Per ridurre i rischi ambientali, i tecnici del Centro Apogon auspicano la cattura e il trasferimento dell’esemplare all’Acquario del Salento di Santa Maria al Bagno, dove potrebbe essere custodito in sicurezza e ammirato senza pericoli.

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