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Taranto

Ex Ilva, Slai Cobas: “No a esuberi e cassa integrazione permanente. Sciopero generale a settembre"

Il sindacato di base presenta la sua piattaforma per lavoro e ambiente e chiede che gli operai restino al centro della riconversione”

Ex Ilva

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TARANTO - Lo Slai Cobas per il sindacato di classe prende posizione sul futuro dello stabilimento ex Ilva e dell’intera area industriale tarantina, proponendo una “piattaforma operaia e ambientale” che metta al centro i lavoratori, la sicurezza e la tutela del territorio.

Secondo il sindacato, i piani di ristrutturazione, vendita e decarbonizzazione finora prospettati hanno sempre avuto come conseguenza licenziamenti, ricorso massiccio alla cassa integrazione, peggioramento delle condizioni di lavoro e rischi per la sicurezza, scaricando i costi sociali ed economici sulla città. Per lo Slai Cobas, il punto fermo è che “gli operai devono restare occupati nella zona industriale”, partecipando attivamente ai processi di riconversione e ambientalizzazione senza diventare vittime delle trasformazioni produttive.

Il sindacato respinge l’ipotesi che la chiusura della fabbrica possa risolvere i problemi di salute e ambiente della città, accusando il sistema produttivo di essere “nocivo a prescindere” e criticando anche progetti alternativi che, pur presentati come sostenibili, comporterebbero – secondo la sigla – sfruttamento, rischi per la salute e distruzione del territorio.

Tra le rivendicazioni principali ci sono il no agli esuberi e alla cassa integrazione permanente, l’impiego dei lavoratori non attualmente utilizzati nei reparti produttivi in attività di bonifica e messa in sicurezza della fabbrica e dell’area industriale, l’istituzione di una postazione ispettiva interna per vigilare sulla riconversione, l’integrazione salariale per gli operai di stabilimento e d’appalto nei periodi di fermo, l’estensione dei benefici previdenziali per lavori usuranti e amianto e l’accelerazione dei tempi di ambientalizzazione.

Lo Slai Cobas critica duramente anche i sindacati considerati “collaborazionisti”, accusati di avallare i piani governativi senza difendere gli interessi di classe. Invita quindi a rafforzare la mobilitazione e a sviluppare la piattaforma ambientale per contrastare i progetti del governo, dei futuri gestori e delle istituzioni locali.

Il sindacato annuncia infine la convocazione di uno sciopero generale a Taranto nella prima quindicina di settembre, con l’obiettivo di unire operai, abitanti dei quartieri inquinati e cittadini in una battaglia comune per “lavoro, salute e sicurezza”.

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