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Bari

La Regione apre il cantiere del nuovo welfare: via alla fase partecipativa per il VI Piano Sociale

Al centro del percorso 2026–2028 ascolto, innovazione e protagonismo dei territori. Il Piano punta su inclusione, politiche familiari, disabilità, contrasto alla violenza e invecchiamento attivo

Ruggiero Mennea

Ruggiero Mennea

BARI - La Regione Puglia avvia la seconda fase del percorso di costruzione del VI Piano Regionale delle Politiche Sociali, che guiderà la programmazione del welfare nel triennio 2026–2028. Il Dipartimento Welfare ha dato il via a un processo partecipativo che coinvolge cittadini, istituzioni e organizzazioni territoriali, con l’obiettivo di ridefinire un sistema capace di rispondere in modo efficace ai profondi cambiamenti economici, sociali e demografici in atto.

Il nuovo Piano parte da una Relazione Sociale costruita con il contributo attivo dei 45 Ambiti Territoriali Sociali, che hanno restituito un’istantanea aggiornata dello stato del welfare pugliese. Il documento ha analizzato criticità e punti di forza, esaminando la disponibilità di personale e strumenti, l’attuazione degli interventi previsti nel ciclo 2022–2025, il grado di integrazione delle politiche e la qualità della comunicazione rivolta alle fasce più vulnerabili.

Un approccio “blended” caratterizza l’intero percorso partecipativo, che unisce strumenti digitali e incontri dal vivo per favorire una più ampia partecipazione. Tutti i soggetti coinvolti – dai Comuni alle Province, dagli enti del Terzo Settore agli ordini professionali – sono chiamati a contribuire attraverso una piattaforma regionale dedicata e una serie di incontri pubblici sul territorio. A questi si affiancheranno tavoli istituzionali presso la sede del Dipartimento.

“Abbiamo bisogno di un welfare che guardi alla persona nella sua totalità, che crei relazioni di cura e vicinanza”, afferma il presidente della Regione Michele Emiliano. “Per farlo, serve un’alleanza ampia tra istituzioni, territori e cittadinanza attiva”.

Tra gli assi strategici su cui si fonderà il nuovo Piano, spiccano la governance condivisa e l’integrazione delle politiche pubbliche, per garantire coerenza e continuità nella gestione dei servizi. Grande attenzione sarà dedicata alle politiche familiari e alla lotta alla povertà educativa, con interventi mirati a rafforzare la genitorialità e a offrire pari opportunità a bambini e adolescenti.

Il documento punta inoltre a valorizzare l’invecchiamento attivo come risorsa per la comunità, a rafforzare le azioni contro la povertà e a promuovere percorsi di inclusione sociale. Centrale sarà anche il contrasto alla violenza, in particolare quella di genere, e la protezione delle persone in condizione di fragilità.

Le politiche per la disabilità e la non autosufficienza saranno orientate a favorire progetti di vita indipendente, con soluzioni personalizzate e sostenibili. Al tempo stesso, il Piano intende consolidare le politiche di genere e di conciliazione tra tempi di lavoro, cura e vita privata, per contrastare le disuguaglianze strutturali ancora presenti.

Il consigliere delegato al Welfare Ruggiero Mennea evidenzia come il Piano non debba limitarsi alla gestione di servizi: “Il welfare è motore di cambiamento culturale. Deve rigenerare legami, rafforzare la solidarietà e creare benessere diffuso. Vogliamo valorizzare l’intelligenza collettiva dei territori per costruire insieme politiche realmente trasformative”.

Nella visione del Dipartimento, il Piano sarà anche uno strumento per affrontare la sfida del calo demografico, puntando su innovazione sociale, protagonismo del Terzo Settore e valorizzazione delle reti informali. “La forza del nostro modello – spiega la direttrice Valentina Romano – sta nella sua capacità di adattamento. Le schede pubblicate sulla piattaforma rappresentano una base di lavoro comune, che tutti possono commentare e arricchire per costruire soluzioni condivise”.

Una volta conclusa la fase di ascolto e raccolta delle proposte, i contributi saranno sistematizzati e tradotti nella versione definitiva del Piano, che dovrà essere non solo un atto tecnico, ma un patto sociale per una Puglia più equa, inclusiva e solidale.

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