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L'intervento

Il Primitivo di Manduria contro i dazi Usa: stop a nuovi impianti e più promozione all’estero

La presidente del Consorzio, Novella Pastorelli, lancia un appello per difendere il vino italiano: ridurre la produzione, rafforzare l’export e combattere la disinformazione sul bere responsabile. Dal 2025 sospese le iscrizioni allo schedario viticolo

Novella Pastorelli

Novella Pastorelli

MANDURIA – Il comparto vitivinicolo italiano è chiamato a una prova decisiva per il proprio futuro. A sostenerlo è Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di Tutela del Primitivo di Manduria, che interviene con fermezza nella discussione internazionale sui dazi imposti dagli Stati Uniti, chiedendo una risposta concreta e strutturata.

Per affrontare l’attuale fase critica, la presidente indica una serie di misure urgenti. Tra queste, la sospensione delle nuove iscrizioni allo schedario viticolo, il blocco delle autorizzazioni per ulteriori impianti, il potenziamento delle campagne promozionali sui mercati esteri e una strategia di comunicazione efficace per contrastare la crescente disinformazione che, in alcuni ambienti internazionali, dipinge il vino come una minaccia per la salute pubblica.

Nel contesto di una trattativa ancora aperta con gli Stati Uniti per ottenere la rimozione dei dazi su prodotti di qualità, Pastorelli richiama l’attenzione sulla posta in gioco per l’intera filiera, sottolineando che il Primitivo di Manduria esporta circa il 22% della produzione proprio oltreoceano, in un mercato dove i vini locali difficilmente possono sostituirlo.

Il riferimento va anche alle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. L’Italia ha registrato nel 2024 un record di export di vino pari a 8,1 miliardi di euro, confermandosi leader mondiale. Tuttavia, a minacciare questa posizione c’è la concorrenza di Paesi come Australia, Cile e Argentina, che godono di dazi sensibilmente più bassi e si affacciano con forza su un mercato già indebolito da una crisi dei consumi e da livelli di scorte ai massimi storici.

Secondo Pastorelli, la risposta italiana deve essere articolata su più fronti. Sul piano produttivo serve una regolazione che garantisca equilibrio e remunerazione per i viticoltori, anche attraverso il blocco di nuove autorizzazioni. Sul versante commerciale, è necessario accelerare con campagne di promozione straordinarie, mirate a sostenere l’identità e il valore dei vini italiani all’estero.

In questo scenario, il Consorzio ha già compiuto un passo concreto. Per le campagne vendemmiali dal 2025/2026 al 2029/2030, è stata ottenuta la sospensione delle iscrizioni allo schedario viticolo per le superfici destinate a “Primitivo” con Denominazione di Origine Controllata “Primitivo di Manduria” e Denominazione di Origine Controllata e Garantita “Primitivo di Manduria dolce naturale”. Una scelta presentata come “atto di responsabilità” e frutto di un’analisi economica e tecnica dettagliata.

La presidente spiega che questa decisione mira a preservare la qualità e il valore del prodotto, contenendo l’espansione incontrollata delle superfici vitate e tutelando la sostenibilità economica delle aziende del territorio. L’obiettivo è rafforzare la posizione del Primitivo di Manduria sul mercato, mantenendo alta la sua riconoscibilità e credibilità, sia in Italia sia a livello internazionale.

Un altro punto centrale riguarda la comunicazione. Il Consorzio intende avviare una campagna strutturata per contrastare le derive proibizioniste e le campagne che criminalizzano il vino, spesso veicolando un’immagine distorta del suo consumo. Pastorelli ribadisce che il Consorzio promuove da sempre un approccio informato, moderato e responsabile al bere.

L’appello finale è rivolto a tutta la filiera vitivinicola e alle istituzioni, chiamate a sostenere con decisione le misure proposte per salvaguardare uno dei settori più rappresentativi del Made in Italy. Il Primitivo di Manduria, simbolo dell’eccellenza enologica pugliese, chiede di essere tutelato non solo come prodotto, ma come patrimonio identitario da difendere con visione e coerenza.

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