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La mobilitazione

Ex Ilva, Confindustria, Aigi e Confapi: "Taranto non può essere dismessa"

Allarme occupazione: almeno 15.000 posti a rischio in caso di stop all'acciaieria

Indotto ex Ilva

Indotto ex Ilva

TARANTO - Le associazioni industriali di Taranto si sono unite per lanciare il loro messaggio riguardo al futuro dell'ex Ilva. Confindustria, Confapi e Aigi hanno tenuto un incontro per analizzare la complessa situazione dello stabilimento siderurgico, convenendo sulla necessità di sostenere la continuità produttiva ma con una forte spinta verso la decarbonizzazione. Il loro obiettivo non è solo difendere l'occupazione, ma anche assicurare una transizione ecologica che sia sostenibile tanto per l'ambiente quanto per l'economia locale.

L'intesa tra le associazioni si è concentrata sulla bozza di Accordo di Programma formulata dal Mimit. Questo documento, che prevede l'installazione di tre forni elettrici e i poli DRI (Direct Reduced Iron), è visto come l'unica strada percorribile per una vera e completa decarbonizzazione. Le associazioni ritengono che tale soluzione sia determinante anche per la “sostenibilità” dei costi operativi.

Il comunicato congiunto esprime una forte preoccupazione per il rischio di una "bomba sociale" innescata da una possibile chiusura dello stabilimento, che metterebbe in pericolo circa 15.000 posti di lavoro. Per questo motivo, le associazioni chiedono al Governo di chiarire le risorse finanziarie necessarie per portare avanti il piano di transizione, che si estende su un arco temporale di sette anni.

Un altro punto centrale dell'appello riguarda il Piano Industriale. Le associazioni sottolineano che Taranto non può essere oggetto di una semplice operazione di dismissione, piuttosto ha bisogno di un progetto industriale, sociale e ambientale di ampio respiro. Chiedono che nel bando di vendita dello stabilimento venga inserito un "accordo di sito" che premia le imprese acquirenti che si impegnano a coinvolgere l’indotto locale, un meccanismo pensato per tutelare la continuità produttiva e occupazionale delle aziende del territorio e il relativo prezioso know-how. Inoltre, propongono che il bando preveda punteggi premiali per progetti di rigenerazione ambientale che si estendano anche alle aree adiacenti allo stabilimento.

Le associazioni ribadiscono l’urgenza di invertire la rotta rispetto a quella che definiscono una “ondata anti-industrialista”, che a loro avviso sta frenando gli investimenti e le iniziative di diversificazione già in corso. L’appello si conclude con la richiesta di un incontro con il Sindaco e il Consiglio Comunale di Taranto per un ulteriore confronto sulla vicenda. L’obiettivo è riprendere in mano il destino industriale del territorio e fornire garanzie agli investitori, sbloccando progetti che al momento sono bloccati dall’incertezza legata alla situazione dell’acciaieria.

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