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Andria
07 Agosto 2025 - 12:08
Michele Di Lorenzo
ANDRIA - Un’opera pubblica imponente, ma con seri interrogativi ambientali. È il giudizio espresso dal consigliere comunale Michele Di Lorenzo e da Nadia Pistillo del Forum Ambientalista di Andria, in merito all’accordo di programma per la realizzazione del nuovo ospedale della città.
Il progetto prevede la costruzione della struttura su un’area di 19 ettari, pari a 190.000 metri quadrati: una superficie enorme che, per rendere l’idea, corrisponde a circa 27 campi da calcio, 293 campi da tennis o 452 campi da basket. È un'estensione che equivale alla metà della Città del Vaticano e che, se disposta in forma quadrata, avrebbe lati di oltre 430 metri.
Secondo Di Lorenzo e Pistillo, la scelta dell’area è frutto di un percorso partecipato tra i Comuni della provincia Bat, che ha condotto a una localizzazione baricentrica e ben collegata al territorio. Un approccio condiviso che, dal punto di vista della pianificazione sanitaria, rappresenta un passaggio positivo.
Ma la dimensione dell’intervento, proprio in virtù della sua eccezionalità, mette in evidenza le lacune delle misure ambientali previste. A preoccupare, in particolare, è la proposta di piantumare appena 844 alberi di ulivo come compensazione: una quantità definita “ridicola” dai firmatari del documento. Su un’area così vasta, significherebbe un solo albero ogni 225 metri quadrati, una densità giudicata assolutamente insufficiente.
Nel mirino anche l’impatto ambientale non risolto né affrontato in modo strutturale. Il passaggio da suolo agricolo a struttura ospedaliera comporterà, secondo quanto evidenziato, impermeabilizzazione massiva, perdita di habitat, alterazione del deflusso idrico, aumento del traffico veicolare e maggiore consumo energetico.
Pur riconoscendo l’importanza strategica del nuovo ospedale per la rete sanitaria territoriale e il metodo partecipativo adottato nella fase progettuale, i due firmatari lanciano un appello per riequilibrare le esigenze sanitarie con quelle ambientali.
Il documento propone tre azioni indispensabili che, al momento, risultano assenti dal piano: un piano di compensazione ecologica proporzionato ai 19 ettari occupati, interventi di rinaturalizzazione nelle aree adiacenti e la creazione di corridoi ecologici e aree verdi integrate nella struttura.
Solo con queste misure, concludono, sarà possibile realizzare un’infrastruttura utile alla comunità che non finisca per compromettere in modo irreversibile l’ecosistema locale.
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