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Taranto
04 Agosto 2025 - 15:42
Il porto di Taranto
TARANTO - Grave preoccupazione per il futuro del porto di Taranto. Le segreterie provinciali di CGIL, CISL e UIL, insieme alle categorie del settore trasporti, denunciano una situazione ormai critica e strutturale per lo scalo ionico, aggravata dalla recente decisione della compagnia di navigazione francese Cma Cgm di spostare la toccata del servizio “Bora Med Service” dal terminal San Cataldo, gestito dal gruppo turco Yilport, al porto di Salerno.
Quella che era l’ultima linea container stabile operante su Taranto non farà più scalo in città, con il rischio concreto di esclusione dalle principali rotte commerciali internazionali. Le conseguenze, avvertono i sindacati, sarebbero drammatiche sia sul piano economico che su quello occupazionale, in un territorio già provato da crisi industriali e perdita di competitività.
I dati parlano chiaro: nei primi tre mesi del 2025 il traffico containerizzato ha subito un crollo dell’83,2%, con un azzeramento del trasporto ferroviario. Un segnale che, per le organizzazioni sindacali, certifica il fallimento gestionale e la mancanza di una strategia di sviluppo per il terminal.
Nonostante oltre 800 milioni di euro di investimenti pubblici, lo scalo di Taranto si presenta oggi come un’infrastruttura marginale, incapace di consolidare un traffico regolare e di attrarre operatori internazionali. La gestione di Yilport, sottolineano CGIL, CISL e UIL, non ha mai generato la crescita attesa, né ha saputo sfruttare appieno le potenzialità logistiche del porto.
Alla luce di questa emergenza, i sindacati chiedono un incontro urgente con il Commissario Straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale dello Ionio, Giovanni Gugliotti, il sindaco di Taranto, Piero Bitetti, il presidente della Provincia, Gianfranco Palmisano, e i parlamentari ionici. L’obiettivo è istituire un tavolo permanente per valutare le prospettive dello scalo e definire interventi concreti per riequilibrare i rapporti con l’operatore turco.
“Senza un’azione forte e immediata, la sopravvivenza stessa del porto di Taranto è a rischio” avvertono i rappresentanti sindacali. “La crisi che stiamo vivendo non è un evento improvviso, ma il risultato di anni di gestione poco chiara e di assenza di un piano industriale. Il nostro territorio non può permettersi di perdere un’infrastruttura strategica come il porto”.
Le organizzazioni ribadiscono che la tutela del lavoro e la valorizzazione delle potenzialità del porto devono essere al centro di ogni decisione. Per Taranto, la partita si gioca adesso: restare connessa ai grandi flussi commerciali internazionali o scivolare verso un isolamento irreversibile.
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