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Taranto

Ex Ilva, Demo.S boccia il piano del Governo: “Serve un progetto serio, non solo una nave rigassificatrice”

Il segretario regionale Bruno Pastore critica il documento ministeriale: “Proposte lacunose, si riparta da un piano industriale chiaro e condiviso”

1 Rigassificatore Olt-2

Nave rigassificatore - archivio

TARANTO – Sul futuro dell’ex Ilva si alza la voce del Movimento Demo.S, che respinge senza mezzi termini il piano presentato dal ministro Adolfo Urso dopo l’incontro del 30 luglio a Roma. Per il segretario regionale Bruno Pastore, il documento governativo non risponde alle reali esigenze del territorio e presenta gravi lacune tecniche, finanziarie e strategiche.

Il partito giudica “improponibile” il progetto così come formulato: 18 pagine prive di un piano industriale dettagliato, senza indicazioni precise sulle aree di intervento e con contraddizioni sulle tempistiche legate al TAP, che – osserva Demo.S – sarebbero invece compatibili con gli obiettivi di decarbonizzazione. L’unico intervento corredato da una stima di spesa è la nave rigassificatrice, con un costo indicato tra 500 e 900 milioni di euro, già bocciata dalla maggioranza del Consiglio comunale di Taranto.

«Condividiamo l’impegno del sindaco e della maggioranza consiliare – afferma Pastore – e li sosterremo con convinzione in questa fase cruciale. Serve un progetto serio, organico e partecipato, basato sulle proposte già avanzate dalla maggioranza del Consiglio comunale. Il futuro dell’ex Ilva deve poggiare su una visione industriale chiara, tutela ambientale e della salute e rispetto per i lavoratori».

Nella proposta alternativa elaborata da Demo.S figurano il potenziamento del TAP entro 36-48 mesi con rifornimento del gas via condotta a terra e una verifica puntuale del fabbisogno effettivo; l’introduzione dell’idrogeno verde dal 2027 come previsto inizialmente; lo stop al revamping degli altiforni in vista della loro dismissione entro il 2030 e la sostituzione con forni elettrici.

Il partito chiede inoltre una manutenzione costante dello stabilimento per garantire la sicurezza dei lavoratori, una legge per il prepensionamento legato all’esposizione all’amianto, incentivi alle dimissioni volontarie e programmi di riconversione produttiva e bonifica dell’area industriale. Centrale, secondo Demo.S, deve essere una valutazione di impatto ambientale e sanitario preventiva per ogni nuovo impianto, insieme alla creazione di un Comitato di vigilanza coordinato dal Prefetto e con sede a Taranto, che includa enti locali e forze di polizia specializzate per assicurare trasparenza e controllo civico.

«La transizione energetica – conclude Pastore – deve essere affrontata con razionalità tecnica, visione ambientale e responsabilità sociale. Il Governo presenti un piano credibile, supportato da dati concreti e da una programmazione reale, non un progetto monco incentrato su una sola infrastruttura».

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