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Valle d’Itria

Agricoltura in crisi per la Xylella: si punta su colture alternative per salvare economia e paesaggio

Una perdita stimata di 132 milioni di euro l’anno e oltre 1 milione di ore di lavoro in meno. Il GAL avvia un progetto per diversificare le produzioni: in Sicilia missione di studio su pistacchio, carrubo e fichi d’India

Valle d’Itria post-Xylella: un viaggio studio del GAL per conoscere colture alternative e diversificare

Valle d’Itria post-Xylella: un viaggio studio del GAL per conoscere colture alternative e diversificare

VALLE D’ITRIA - La crisi provocata dalla Xylella fastidiosa e dal cambiamento climatico sta mettendo a dura prova l’olivicoltura pugliese, con effetti che vanno ben oltre l’economia agricola. Secondo uno studio del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari e di Sinagri, il confronto tra i quinquenni 2008/2012 e 2017/2021 evidenzia una perdita annua di 132 milioni di euro di redditività e di oltre 1 milione di ore di lavoro. A questi dati, già pesantissimi, si aggiungono le conseguenze ambientali e paesaggistiche di un territorio segnato dalla distruzione degli ulivi.

In questo scenario, ricercatori e imprenditori cercano soluzioni che possano garantire resistenza al batterio, adattamento climatico e redditività. Tra le opzioni più concrete c’è l’introduzione di colture alternative capaci di rilanciare la produzione agricola.

«Non si può chiedere agli operatori di affrontare questa sfida senza fornire loro strumenti concreti – spiega Giannicola D’Amico, presidente del GAL Valle d’Itria –. Per questo abbiamo trasformato una necessità in un’opportunità di crescita, organizzando una visita studio informativa».

Valle d’Itria post-Xylella: un viaggio studio del GAL per conoscere colture alternative e diversificare

La missione, durata cinque giorni in Sicilia, ha riguardato filiere agroalimentari come pistacchio, carrubo, fichi d’India e altre produzioni subtropicali. I partecipanti hanno incontrato docenti delle Università di Palermo (prof. Stefano La Malfa e prof. Francesco Marra), Catania (prof. Alberto Continella) e Messina (prof. Filippo Ferlito), che hanno illustrato peculiarità agronomiche e potenzialità economiche di queste colture.

Il programma ha previsto visite in campo e attività pratiche, tra cui prove di innesto su piante di pistacchio per il Museo vivente in fase di realizzazione dal Consorzio del pistacchio di Raffadali DOP. I partecipanti hanno visitato anche la LBG Sicilia, leader mondiale nella produzione di farina di semi di carrube, utilizzata – come ricordato – in 1 gelato su 3 a livello globale. Non sono mancati incontri tecnici per analizzare il rapporto costi/benefici degli impianti e della gestione di queste colture.

L’iniziativa rientra nel progetto “Sistema integrato per il rilancio paesaggistico ed economico di territori colpiti da Xylella fastidiosa”, finanziato dal Piano straordinario per la Rigenerazione Olivicola della Puglia. Nei prossimi giorni è attesa la pubblicazione di un avviso pubblico rivolto agli operatori agricoli dei quattro comuni del GAL interessati, con contributi per l’impianto di nuove colture o per l’acquisto di macchinari destinati alla gestione dei terreni.

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