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L'intervista

Come trasformare la crisi in opportunità, la ricetta per "il dopo-Ilva"

Secondo il sociologo del lavoro, Raffaele Bagnardi, tre settori chiave possono creare più occupazione degli esuberi nella siderurgia

Ex Ilva

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TARANTO - Professor Bagnardi, Taranto è da sempre sinonimo di industria siderurgica. Con la prospettiva di una ricollocazione per circa 5.000 lavoratori ex Ilva nel triennio 2026/2028, molti potrebbero vedere una crisi. Lei, invece, parla di "straordinaria opportunità". Ci può spiegare il perché di questa visione?
Certo. È vero che la transizione ecologica e le sfide future della produzione di acciaio ci mettono di fronte a un numero significativo di esuberi, ma credo, con un po' ottimismo, che questa non debba essere vista come una crisi assoluta, bensì come un catalizzatore per ridefinire l'identità economica di Taranto. La città adesso deve puntare su settori in forte crescita, capaci non solo di assorbire la forza lavoro in eccesso, ma anche di generare prospettive di lungo termine e innovazione montante per tutto il territorio.

Quali sono, secondo le sue proiezioni, i settori chiave che potrebbero assorbire questa forza lavoro e rilanciare l'occupazione a Taranto?
Per il prossimo triennio, si possono individuare tre settori chiave con un potenziale di assorbimento lavorativo davvero importante, la logistica intermodale e retroportuale, la blue economy – includendo la cantieristica navale e le carpenterie offshore – e l'aerospazio. Messi insieme, questi ambiti potrebbero creare nel prossimo triennio, in una ipotesi di sviluppo favorevole, tra i 6.000 e perfino i 7.000 nuovi posti di lavoro, superando il numero di esuberi stimati della siderurgia.

Partiamo dalla logistica intermodale. Perché Taranto ha un potenziale così grande in questo campo? E quali figure professionali verranno richieste?
La logistica intermodale è un settore in piena espansione a livello nazionale, con previsioni di centinaia di migliaia di nuove assunzioni nei prossimi anni. Taranto, con il suo porto e l'aeroporto di Grottaglie, è in una posizione strategica per diventare un hub logistico strategico nel cuore del Mediterraneo. Ci aspettiamo che questo settore possa assorbire il numero maggiore di lavoratori, con stime che vanno dai 2.500 ai 3.000 nuovi posti. Saranno richieste figure come operatori di magazzino e terminal – penso ai carrellisti, agli operatori di gru portuali – addetti alla movimentazione merci, analisti della supply chain ed esperti di logistica intermodale. La buona notizia è che le competenze già acquisite dai lavoratori siderurgici in meccanica, manutenzione e gestione dei flussi interni sono altamente trasferibili, rendendo questa transizione molto promettente.

Passando alla blue economy, come può Taranto, anche con la sua tradizione marittima, approfittare di questo settore in crescita?
La blue economy è un pilastro fondamentale e ha mostrato una crescita robusta in Italia. Taranto, con la sua profonda tradizione marittima, è naturalmente vocata a sviluppare ulteriormente la cantieristica navale e le carpenterie offshore. Qui potremmo generare tra i 1.500 e i 2.000 nuovi posti di lavoro. Il rilancio della cantieristica per la costruzione e la manutenzione di navi ecologiche, unito allo sviluppo dell'eolico offshore, aprirà nuove opportunità significative. Parliamo di saldatori specializzati, carpentieri metallici, montatori, tecnici elettrici e meccanici. Le solide basi dei lavoratori siderurgici nella lavorazione dei metalli e nelle operazioni industriali su larga scala li rendono candidati ideali per questi ruoli.

Infine, l'aerospazio, un settore ad alta intensità tecnologica. Come si inserisce Taranto in questo contesto e quali sono le prospettive occupazionali?
L'industria aerospaziale italiana è un comparto in rapida espansione. Sebbene sia un settore tecnologicamente avanzato, la Puglia vanta già distretti consolidati (Foggia, Brindisi, Grottaglie). Taranto si sta posizionando come un polo strategico, in particolare per i velivoli senza pilota e le attività legate alla "space economy". Questo settore potrebbe creare fino a 2.000 nuovi posti di lavoro diretti. Certo, si cercano ingegneri – aerospaziali, meccanici, elettronici – ma anche tecnici specializzati di produzione e assemblaggio, tecnici di manutenzione e controllo qualità. Le competenze dei lavoratori siderurgici in meccanica di precisione, manutenzione impiantistica e meccatronica possono essere riconvertite con programmi di formazione mirati, consentendo loro di entrare a far parte di un'industria all'avanguardia.

Lei ha menzionato più volte la "riconversione delle competenze" dei lavoratori siderurgici come un fattore essenziale. Ci può spiegare meglio cosa intende e perché è così incoraggiante?
È uno degli aspetti più incoraggianti di questa transizione. Le specializzazioni in meccanica, manutenzione e impiantistica, unite all'esperienza con macchinari complessi, alla saldatura, alla carpenteria metallica e alla gestione di impianti industriali, rappresentano un vero e proprio patrimonio umano, in età vigorosa, assai prezioso nel nostro territorio. Queste "competenze trasversali" sono un vantaggio competitivo enorme per Taranto. Riducono i tempi e i costi di formazione e addestramento per le nuove posizioni, rendendo la transizione più fluida ed efficiente.

Le previsioni sono molto positive, ma la loro concretizzazione dipenderà da alcuni fattori. Quali sono i passaggi fondamentali per trasformare queste opportunità in realtà?
Mi rendo conto di essere ottimista, e forse anche eccessivamente, però bisogna pur "lanciare il cuore oltre l'ostacolo", in momenti gravi come questo. Le opportunità occupazionali superano ampiamente gli esuberi stimati, offrendo a Taranto una reale prospettiva di crescita. Tuttavia, per concretizzare queste ambiziose previsioni, saranno necessari alcuni fattori determinanti. Innanzitutto, investimenti mirati, sia pubblici – attraverso il PNRR e i fondi europei – sia privati, essenziali per lo sviluppo delle infrastrutture e l'insediamento di nuove aziende. Fondamentali saranno anche i piani di formazione e riqualificazione con percorsi intensivi e ben strutturati per accompagnare i lavoratori nella transizione. Inoltre, per attrarre nuovi attori economici, saranno determinanti la semplificazione burocratica e la capacità del territorio di rendersi attrattivo. Infine, per un'attuazione efficace, sarà necessario un forte coordinamento e collaborazione tra istituzioni, aziende, sindacati, agenzie territoriali e centri specializzati, costruendo il necessario sistema di visione condivisa.

In sintesi, Professore, qual è il suo messaggio finale per Taranto e i suoi lavoratori di fronte a questa trasformazione?
Taranto ha l'opportunità unica di trasformare la sfida in slancio verso una diversificazione prima ideale e poi reale, innovativa e definitivamente sostenibile. Questa proposta, per quanto ambiziosa e impegnativa, non deve essere sentita solo come una teoria previsionale e semmai verosimile, ma deve apparire ai livelli istituzionali a guisa di "road map", per iniziare un percorso, con spirito di successo, in cui l'esperienza e la dedizione saranno un pilastro fondamentale per costruire la Taranto di domani. Sono fiducioso che, con l'impegno di tutti, Taranto saprà cogliere questa straordinaria occasione.

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