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Bari
30 Luglio 2025 - 10:45
La pasta
BARI - L’export agroalimentare pugliese frena dopo anni di crescita costante. I dati del primo trimestre 2025, elaborati da Coldiretti Puglia su base Coeweb, raccontano di un settore che risente della tensione internazionale e delle incognite legate ai dazi. La battuta d’arresto è evidente: l’olio d’oliva segna un incremento modesto, appena +2,4%, la pasta cede -1,6% e la trasformazione di frutta e verdura cala addirittura del -4,7%. A tenere alta la bandiera è solo il vino, che continua a trainare le vendite all’estero con un +9,3%.
La flessione arriva dopo un triennio in cui i prodotti pugliesi avevano registrato performance record sui mercati internazionali. Secondo Coldiretti, a pesare non è solo la concorrenza, ma un quadro internazionale complesso, segnato da guerre commerciali, instabilità valutaria e protezionismi crescenti.
L’incognita dazi resta un nodo cruciale. L’intesa raggiunta con l’amministrazione Trump, che prevede tariffe al 15% invece che al temuto 30%, ha evitato il peggio – Coldiretti stima che l’impatto potesse arrivare a 2,3 miliardi di euro di danni per il Made in Italy e per i consumatori americani – ma il rischio di penalizzazioni resta concreto. “È indispensabile – sottolinea Coldiretti – che l’Unione Europea ottenga compensazioni per le filiere colpite e lavori per includere nella lista dei prodotti a dazio zero il vino, altrimenti esposto a pesanti ricadute”.
Accanto alla questione doganale, Coldiretti richiama l’attenzione sulla necessità di reciproci standard: “Non possiamo accettare l’ingresso in Italia di prodotti che non rispettano le stesse norme sanitarie, ambientali e sociali imposte alle imprese europee”.
Il fronte estero è insidiato anche dall’agropirateria internazionale, fenomeno in costante espansione e dal valore stimato di 120 miliardi di euro, che sfrutta marchi e denominazioni italiane per vendere prodotti privi di legame con il territorio. Una minaccia che si somma alle tensioni geopolitiche, alle sanzioni e agli embargo che rallentano gli scambi commerciali, ma anche al rischio di prodotti sintetici – carne, pesce e latte – già pronti a chiedere l’autorizzazione alla vendita.
Sul banco degli imputati anche le etichette nutrizionali a semaforo, in particolare il Nutriscore, che per Coldiretti “penalizza ingiustamente l’85% del Made in Italy a denominazione di origine, concentrandosi solo su pochi nutrienti come zuccheri, grassi e sale senza considerare le porzioni reali”. Una logica, spiegano, che “finisce per escludere alimenti sani e naturali della dieta mediterranea, a vantaggio di prodotti industriali ultra-processati”.
Coldiretti lancia un appello: servono politiche europee più incisive per difendere il sistema delle Indicazioni Geografiche e le eccellenze agroalimentari pugliesi, vero patrimonio culturale ed economico della regione. E invita a rafforzare la tutela legale e commerciale contro frodi e imitazioni, affinché il marchio Puglia resti garanzia di qualità nel mondo.
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