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"Riconoscere lo Stato di Palestina", la petizione parte da Taranto

L'iniziativa del prof. Marco Dalbosco, dirigente scolastico del Liceo Ferraris Quinto Ennio

Immagine dal web

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Riconoscere lo Stato di Palestina: un tema di strettissima attualità, alla luce di quanto sta accadendo a Gaza e dopo la decisione in questo senso della Francia e della Gran Bretagna. È notizia di oggi, 30 luglio, che Canada e Australia stanno valutando una decisione in tal senso; e - se la premier italiana Meloni ha parlato di "tempi non maturi", formula che ha destato perplessità anche in ambienti vaticani - parte da Taranto una petizione per spingere il governo italiano al riconoscimento.

L'iniziativa è del professor Marco Dalbosco, dirigente scolastico del Liceo Ferraris Quinto Ennio, che ha usato la piattaforma petizioni.com per rivolgersi alla presidente del consiglio. Nell'appello, che sta avendo diversi riscontri ed è disponibile su  https://www.petizioni.com/azioni_per_gaza, il professor Dalbosco evidenzia come "ormai da quasi due anni, nella piccola Striscia di Gaza è in corso il massacro sistematico di bambini, donne, uomini, anziani palestinesi innocenti. Si tratta di una carneficina che, pur scaturita dal criminale eccidio condotto con efferatezza dal gruppo terroristico palestinese di Hamas il 7 ottobre 2023, non appare tollerabile da nessun punto di vista, in quanto le azioni di caccia al terrorista e rappresaglia sulla popolazione, compiute dopo di allora dall’esercito di Israele (IDF) sui Palestinesi di Gaza, hanno assunto un carattere sempre più sproporzionato ed abnorme.

Da quel tempo, infatti, una campagna di morte e distruzione sistematica ha reso inabitabile l’intera Striscia. Strade, acquedotti, abitazioni, scuole, ospedali, quasi ogni edificio ed ogni infrastruttura sono stati colpiti anche più volte. All’inizio dello scorso giugno, secondo le agenzie delle Nazioni Unite, il 90 per cento della capacità abitativa di Gaza risultava annichilita. Le fotografie da satellite ci mostrano oggi una regione sconvolta dalle bombe al punto da non assomigliare più a quella che era: impressionante è la somiglianza di Gaza con le città rase al suolo durante la II Guerra Mondiale.

Il sistema sanitario è stato condotto alla catastrofe, la fame pianificata è diventata uno strumento di guerra. Le immagini, vere, di bambini denutriti e di civili “polverizzati” mentre erano in coda con la speranza disperata di un magro pasto, scuotono la coscienza di tutti coloro che ne abbiano ancora una, spingendo ad agire!".

Marco Dalbosco 

Continua il preside del Ferraris Quinto Ennio: "Il numero delle persone assassinate (per bombe, proiettili, malattie, fame), pur non univoco al variare delle fonti, supera da molto tempo le 10.000 persone e si avvicina ormai ai 100.000 esseri umani, su un totale stimato di circa due milioni di civili.

Inevitabilmente, la popolazione è ridotta allo stremo. Bombardamenti, fucilazioni, malattie, mancanza di cure, d’acqua, di cibo distruggono e minano i corpi, condotti al di sotto della soglia della sopravvivenza in un inferno di morte e dolore. Possiamo solo immaginare la sofferenza inaudita, lo stato di angoscia indicibile in cui adulti e bambini vivono permanentemente; e senza dubbio le ferite incise nella psiche di tutti, e in particolare dei bimbi, sono pari a quelle inferte nei corpi, se non addirittura più gravi.

E, intanto, a fronte dell’inerzia colpevole dei governi, si prepara un’ecatombe peggiore. Tutto questo, in pieno 21° secolo, su litorali mediterranei a soli duemila chilometri dall’Italia, sotto i nostri sguardi consapevoli. Nessuno potrà dire “non sapevo”. Quanti potranno anche dire “ho agito”?

A fronte di tale immane devastazione, già il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia ravvisava nella condotta di Israele i possibili estremi del crimine di genocidio. Dopo di allora, la pluralità e attendibilità delle fonti e l’accumulo delle prove portate all’evidenza dell’opinione pubblica mondiale - incluso il rapporto “Anatomia di un genocidio”, che lo scorso 25 marzo la Relatrice Speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, dott.ssa Albanese, ha depositato presso il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU - non lasciano dubbi sulla necessità di applicare all’attuale contesto di violenta occupazione della Striscia di Gaza da parte dell’esercito di Israele la nozione di “genocidio”, come fu introdotta nel diritto internazionale il 9 dicembre 1948, quando l’ONU, con la risoluzione 260 A (III), adottò la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio".

La richiesta al governo è quella di "attivare, se possibile di concerto con gli altri Stati dell’Unione Europea ma, in ogni caso, anche autonomamente, un’azione umanitaria organizzata, forte, duratura ed efficace, consistente nel portare alla popolazione della Striscia di Gaza, in modo determinato e senza alcun indugio, le quantità necessarie di acqua, viveri, ripari, cure mediche e sostegno psicologico ed ogni altro ausilio indispensabile al ripristino di condizioni di vita sicure ed accettabili".

Inoltre, rispetto a questo obiettivo immediato, la richiesta è tra le altre di "riconoscere lo Stato di Palestina" e di "unire la propria attività diplomatica a quella degli altri Stati che stanno cercando di isolare Israele con l’obiettivo di spingerlo ad un immediato cessate il fuoco".

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