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Taranto

Rifondazione Comunista: «Il governo vuole dividerci. Non cadiamo nella trappola»

Il partito accusa l’esecutivo di scaricare sulle istituzioni locali la responsabilità del futuro dell’ex Ilva e chiede nazionalizzazione, investimenti, bonifiche e riconversione produttiva

Rappresentanze Sindacali Unitarie operai Ilva

Operai ex Ilva - archivio

TARANTO - Per il Partito della Rifondazione Comunista di Taranto, le dimissioni del sindaco Piero Bitetti sono l’effetto diretto di una strategia politica definita «irresponsabile» da parte del governo. Secondo il partito, il ministro Adolfo Urso avrebbe trasferito sulle istituzioni locali la responsabilità di decidere il destino dell’ex Ilva, innescando divisioni profonde in una comunità già segnata da anni di crisi industriale e ambientale.

Rifondazione definisce la scelta del ministro «un ricatto», privo di garanzie concrete sull’attuazione del progetto di trasformazione del ciclo produttivo. Al Comune – sostengono – si chiederebbe di «firmare un assegno in bianco» senza conoscere il piano industriale né le reali capacità di investimento.

Il partito critica anche le dichiarazioni rilasciate ieri dal presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, giudicate come «un’ingerenza» nel dibattito cittadino. Parole che, a detta di Rifondazione, avrebbero «irritato ulteriormente gli animi» e contribuito a spaccare ancora di più la comunità.

La posizione è netta: se il governo intende davvero procedere alla decarbonizzazione dello stabilimento, deve nazionalizzarlo, destinare risorse adeguate, avviare bonifiche ambientali e riconvertire la produzione garantendo occupazione, reddito e diritto alla salute per lavoratori e cittadini.

L’appello finale è rivolto al sindaco, alla maggioranza, ai mezzi di informazione e ai cittadini che in questi giorni si sono mobilitati: «Non cadete nella trappola di chi vuole dividerci per imporre le proprie decisioni. Solo un fronte unito può difendere gli interessi di Taranto».

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