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Taranto

Ambientalisti respingono accuse di violenza: “In piazza solo rabbia e richiesta di diritti”

Dopo le dimissioni del sindaco Piero Bitetti, i movimenti ecologisti tarantini contestano la ricostruzione degli eventi: “Nessuna minaccia, solo legittima protesta contro decenni di soprusi e decisioni calate dall’alto”. Questa sera manifestazione a Paolo VI

Il Palazzo di Città di Taranto

Il Palazzo di Città di Taranto

TARANTO - All’indomani delle dimissioni del sindaco Piero Bitetti, gli ambientalisti che hanno partecipato al confronto in Palazzo di Città respingono con forza la narrazione diffusa da parte di alcune testate locali e nazionali. La versione secondo cui il primo cittadino avrebbe lasciato l’incarico a seguito di presunte “minacce da individui incappucciati” viene definita “priva di fondamento”.

Le associazioni, i comitati e le realtà sociali presenti all’incontro spiegano di aver preso parte a quello che era stato annunciato come un momento di partecipazione popolare. Un appuntamento che, a loro dire, si sarebbe trasformato in “un’ennesima passerella politica” del sindaco, utile soltanto a legittimare le componenti più vicine a un dialogo istituzionale pacato, ignorando le voci più critiche della mobilitazione contro il siderurgico.

Gli attivisti sottolineano come, mentre dentro il Comune si consumava il confronto ufficiale, all’esterno cresceva la rabbia di una piazza decisa a rivendicare diritti, salute e dignità. “Non c’era alcuna violenza – ribadiscono – ma la legittima espressione di una sofferenza che da decenni ci viene negata”.

Il movimento rifiuta le etichette di “squadrismo ambientale” e rigetta ogni tentativo di ridurre la protesta a un fenomeno manipolato da forze occulte. “Non accettiamo mediazioni o prediche – affermano – né sull’Ilva, né sulla discarica di Paolo Sesto, né sul dissalatore o su qualunque altro progetto imposto dall’alto”.

La vera violenza, denunciano, è quella di una politica e di una stampa che delegittimano la rabbia popolare e che, dall’alto di un “privilegio”, bollano i manifestanti con epiteti sprezzanti come “scimmie urlatrici” o “urla beluine”. Un atteggiamento che, secondo gli ambientalisti, dimostra il classismo e l’estraneità di certa politica alle condizioni reali della città.

Il messaggio finale è chiaro: Taranto è stanca di soprusi, ricatti e decisioni calate dall’alto. “Siamo vittime, ma non inermi – affermano – resistiamo ogni giorno, e nella nostra quotidianità riconquistiamo la consapevolezza che i nostri corpi contano”.

Gli ambientalisti annunciano nuove iniziative: oggi alle 19.30 a Paolo Sesto e domani dalle 9 sotto Palazzo di Città, per ribadire la propria voce oltre ogni narrazione distorta.

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