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Taranto
28 Luglio 2025 - 12:36
La maglieta donata alla sindaca di Genova, Silvia Salis
TARANTO - Una lettera accorata, un gesto simbolico e una richiesta chiara: la fine di ogni forma di indifferenza nei confronti della sofferenza ambientale e sanitaria che grava su Taranto da decenni. L’associazione Genitori tarantini ha scritto nei giorni scorsi alla sindaca di Genova, Silvia Salis, allegando al messaggio una maglietta con la scritta ormai divenuta emblema della loro battaglia: "I bambini di Taranto vogliono vivere".
Nella missiva, firmata dalla presidente Cinzia Zaninelli, i membri dell’associazione denunciano con fermezza la condizione di profondo disagio ambientale in cui versa la città jonica, ricordando che Taranto è stata classificata dalle Nazioni Unite, nel 2022, come zona di sacrificio, l’unica dell’intera Unione Europea. Un’etichetta pesante, che secondo i Genitori tarantini non può e non deve essere ignorata dalle istituzioni italiane.
“Ci piace che Genova abbia detto addio alla produzione a caldo nel 2005”, scrivono, “ma ci fa male sapere che quello stesso processo industriale sia stato trasferito a Taranto, aggravando una situazione già drammatica”. La lettera mette in luce la disparità di trattamento tra le due città, evidenziando come a Cornigliano siano stati difesi i livelli occupazionali attraverso un Accordo di programma, mentre a Taranto quella stessa produzione sia stata definita "strategica per la nazione", con gravi ripercussioni sulla salute pubblica.
Il cuore del messaggio è tutto nella richiesta di giustizia ambientale e di equità territoriale. I Genitori tarantini non dimenticano la lotta delle donne di Cornigliano, che furono protagoniste di una battaglia vincente per la tutela della salute nel quartiere genovese. Ma non nascondono l’amarezza per la mancata solidarietà ricevuta: “Abbiamo chiesto il loro appoggio, ma non abbiamo mai ricevuto risposta”. Ricordano anche un episodio del 2016, quando un manifesto con la scritta “Anche i bambini di Taranto vogliono vivere”, affisso nella città ligure, fu strappato dopo soli due giorni.
Al centro dell’appello anche la questione degli impianti di nuova generazione. Gli attivisti contestano la proposta, secondo loro strumentale, di realizzare un forno elettrico a Genova, mentre a Taranto si ipotizza l’installazione di almeno tre. E ribadiscono un concetto che suona come un’accusa: “La laminazione pulita per Genova è possibile solo grazie all’acciaio sporco prodotto a Taranto”. Per loro, è inaccettabile.
Il comunicato ricorda inoltre l’azione legale intrapresa nel 2022 presso il Tribunale di Milano, con una richiesta di chiusura definitiva della produzione a caldo nello stabilimento tarantino. Una causa che ha già portato alla storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 25 giugno 2024 e per la quale ora si attende la pronuncia definitiva del tribunale milanese. “Siamo moderatamente ottimisti”, afferma l’associazione, “ma ci piacerebbe contare anche sul sostegno della sindaca di Genova”.
L’iniziativa si conclude con un invito, tanto semplice quanto potente: indossare quella maglietta in un evento pubblico, per dimostrare vicinanza alla causa dei più piccoli. Perché la loro battaglia, dichiarano i Genitori tarantini, non è solo una questione locale, ma un tema nazionale e umano.
Taranto chiede ascolto, rispetto, e soprattutto verità. E lo fa attraverso le parole di chi ogni giorno vive le conseguenze dirette di scelte politiche e industriali che, denunciano, continuano a sacrificare vite umane in nome della produttività. Il gesto simbolico rivolto alla prima cittadina di Genova è un invito a uscire dall’ipocrisia e a guardare negli occhi quella parte d’Italia che ancora aspetta giustizia.
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