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Il fatto

Ventilatori in cella, un gesto di civiltà nelle carceri del Sud

Donati 1.200 dispositivi per combattere il caldo torrido dietro le sbarre. In Puglia coinvolti gli istituti penitenziari di Taranto, Trani, Lecce, San Severo, Lequile e le sartorie sociali

Il carcere di Taranto

Il carcere di Taranto

BARI - Un piccolo sollievo, un gesto concreto, un messaggio chiaro: anche chi sconta una pena ha diritto a condizioni di vita dignitose. Con questa consapevolezza, la Fondazione con il Sud ha donato 1.200 ventilatori a colonnina alle carceri del Mezzogiorno, rispondendo all’emergenza caldo che in questi giorni sta aggravando ulteriormente le condizioni già critiche degli istituti di pena italiani.

Un intervento simbolico ma non per questo secondario, destinato a oltre 40 strutture penitenziarie del Sud Italia, tra case circondariali, case di reclusione e istituti penali per minorenni. Tra le destinazioni, numerosi istituti pugliesi: Taranto, Trani, Lecce, San Severo, le sartorie sociali di Lequile e Lecce, luoghi emblematici anche per i percorsi di reinserimento lavorativo attivati negli ultimi anni.

"Abbassiamo la temperatura per alzare il livello di dignità", è lo slogan che ha accompagnato questa iniziativa. L’ondata di calore, che sta colpendo duramente l’intero Paese, è diventata ancora più insopportabile all’interno delle celle sovraffollate, dove le alte temperature si sommano alla carenza di spazi, di ventilazione e di servizi adeguati.

Secondo Stefano Consiglio, presidente della Fondazione con il Sud, è proprio in contesti come quello carcerario che il livello di civiltà di un Paese viene messo alla prova. «Crediamo nel valore rieducativo della pena e vogliamo offrire alle persone detenute una possibilità concreta per ricominciare. Ma non possiamo ignorare le condizioni in cui vivono. Il caldo eccessivo, unito al sovraffollamento, genera tensioni e rischi. Ecco perché questo piccolo gesto vuole essere anche un appello alla coscienza collettiva».

La donazione nasce dall’esempio della Fondazione Domus de Luna, che aveva già inviato ventilatori al carcere di Uta, in Sardegna. L’iniziativa è stata resa possibile anche grazie alla partecipazione attiva di Trony, per la fornitura dei dispositivi, e alla collaborazione operativa di figure come Ugo Bressanello, Carla Ghiani e Luciana Delle Donne, fondatrice del marchio etico Made in Carcere, da anni attivo nei laboratori sartoriali di Lecce e Lequile.

Il gesto assume ancor più valore se collocato nel contesto drammatico che riguarda il sistema penitenziario italiano. Secondo il dossier “Morire di carcere” di Ristretti.org, nel 2025 sono già stati registrati 134 decessi tra le mura delle carceri italiane, tra suicidi, overdose, carenze sanitarie e cause non chiarite.

Un dato che aggrava un quadro già allarmante: nel 2022, secondo il Consiglio d’Europa, il tasso di suicidi nelle carceri italiane era di 15 ogni 10.000 detenuti, più del doppio della media europea. Le alte temperature, in questo scenario, diventano un ulteriore fattore di rischio.

Ma non è solo questione di caldo. La Fondazione con il Sud opera da anni per promuovere il lavoro come strumento di reintegrazione sociale. I numeri parlano chiaro: quasi il 70% delle persone che escono dal carcere senza aver svolto attività lavorative ricadono nella recidiva, mentre la percentuale scende al 2% per chi ha avuto un’esperienza formativa o professionale.

Per questo motivo, oltre ai ventilatori, la Fondazione continua a sostenere progetti di inclusione e formazione, come quelli delle sartorie sociali pugliesi, dove detenuti ed ex detenuti realizzano prodotti tessili a marchio etico, costruendo nuove prospettive per il proprio futuro.

L’attenzione della Fondazione si concentra soprattutto sul Sud, dove le difficoltà strutturali degli istituti penitenziari si sommano a condizioni socio-economiche spesso più complesse. In Puglia, oltre ai grandi istituti come Lecce, Taranto e Trani, l’intervento ha coinvolto anche realtà minori come San Severo e Lequile, contribuendo a creare un segnale diffuso di attenzione e rispetto.

Il gesto della Fondazione con il Sud è una risposta concreta, seppur parziale, all’urgenza di un sistema penitenziario più umano, dove il diritto alla dignità non venga sospeso insieme alla libertà. In attesa di riforme strutturali e investimenti adeguati, anche un ventilatore può fare la differenza. E ricordare che anche dietro le sbarre vive chi ha diritto a una seconda occasione.

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