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Bari
28 Luglio 2025 - 11:04
Ulivi
BARI - Scorrazzano indisturbati tra uliveti e orti, divorano olive, sporcano ortaggi, mettono in ginocchio la produzione agricola. Sono gli storni, una specie protetta che in Puglia ha smesso di migrare, complice il caldo anomalo degli ultimi anni, trasformandosi in presenza stabile e infestante.
Per contrastarne la diffusione e proteggere i raccolti, è stata autorizzata la caccia in deroga su tutto il territorio regionale, un provvedimento approvato dal comitato faunistico venatorio regionale su proposta di Coldiretti Puglia e ora in attesa della delibera della Giunta.
Il prelievo sarà consentito dal 1° novembre 2025 al 31 gennaio 2026, proprio nel pieno della stagione olearia, quando la minaccia per le olive è massima. La misura coinvolgerà non più soltanto le aree già individuate tra le province di Bari, Brindisi e il pedegargano in provincia di Foggia, ma l’intero territorio pugliese.
Le aree più colpite restano la Piana olivetata tra Bari e Brindisi e il Gargano, tra San Giovanni Rotondo e Manfredonia, dove le nubi di uccelli hanno raggiunto proporzioni allarmanti. Secondo Coldiretti, i danni agli oliveti raggiungono punte del 60%, compromettendo la campagna di raccolta e mettendo a rischio il reddito di centinaia di aziende agricole.
Non si tratta solo di olive rubate. Gli storni distruggono le piazzole per la raccolta, contaminano ortaggi con escrementi, rendendo il prodotto invendibile e obbligando gli agricoltori a rivedere del tutto le strategie produttive, spesso senza strumenti né risarcimenti.
Nel mirino dell’associazione agricola non ci sono solo gli storni. Cani inselvatichiti, cinghiali, lepri, piccioni selvatici, pappagalli verdi, lupi, cormorani e persino il granchio blu: l’elenco delle specie invasive e fuori controllo che minacciano l’agricoltura e la sicurezza si allunga di anno in anno.
I cinghiali devastano i campi e mettono in pericolo uomini e animali domestici. I lupi attaccano gli allevamenti. Le lepri spazzano via interi orti. I cormorani svuotano gli impianti di acquacoltura. I pappagalli verdi predano frutta e mandorle. E il famigerato granchio blu, invasivo e predatore, sta sterminando cozze, vongole, uova e pesci in Adriatico, causando danni ingenti alle marinerie.
Il bilancio complessivo, solo in Puglia, supera i 30 milioni di euro.
Coldiretti sottolinea la necessità urgente di un piano regionale strutturato per la gestione della fauna selvatica, che non si limiti a interventi emergenziali ma punti alla prevenzione, al monitoraggio e alla protezione attiva delle coltivazioni e degli allevamenti.
Le aziende agricole pugliesi chiedono regole chiare, strumenti adeguati e un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, regionali e nazionali.
Il fenomeno della fauna incontrollata è ormai diventato una vera e propria calamità naturale, aggravata dai cambiamenti climatici e dalla mancanza di interventi tempestivi.
In questo quadro, la caccia selettiva agli storni non è che un primo passo. Ma da sola, avverte Coldiretti, non sarà sufficiente. Senza un’azione organica, il rischio è che interi settori agricoli diventino insostenibili, con ripercussioni occupazionali, sociali ed economiche che andrebbero ben oltre i campi.
Il tempo delle emergenze straordinarie è finito. Ora serve una strategia duratura per difendere il patrimonio agricolo della Puglia.
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