Cerca

Cerca

L'analisi

Sistema portuale e logistico del Sud: serve una regia unica, non microfeudi territoriali

Una visione frammentata dei nodi logistici penalizza il potenziale del Mezzogiorno. Il rilancio passa da un assetto integrato e condiviso tra le Regioni, superando logiche locali e gestioni separate

Nave porta container

Nave porta container

E' stato pubblicato sul sito Stanzediercole.wordpress.com un interessante riflessione a firma di Ercole Incalza che si ripropone integralmente:

Pomezia, Fondi nel Lazio, Napoli, Marcianise, Nola, Benevento e Battipaglia in Campania, Tito in Basilicata, Taranto, Bari e Brindisi in Puglia, Gioia Tauro in Calabria sono nodi logistici già esistenti o di prossimo avvio che, se analizzati singolarmente, appaiono deboli e scarsamente incisivi nella prospettiva di crescita. Ma se osservati in modo integrato, si trasformano in una delle offerte logistiche più rilevanti per l’intero sistema nazionale, con un impatto potenziale di primo piano sull’efficienza della supply chain italiana.

In particolare, quattro porti – Napoli, Gioia Tauro, Brindisi e Taranto – costituiscono una piattaforma marittima strategica nel Mediterraneo, paragonabile per potenzialità alle realtà logistiche più avanzate dell’area. A supporto, una rete retroportuale consolidata o in fase di sviluppo che potrebbe fare del Mezzogiorno un hub cruciale non solo per l’Italia, ma anche per numerosi Paesi europei ed extraeuropei.

Se si parte da questa consapevolezza, diventa difficile giustificare la logica attuale che frammenta la governance logistica in numerose Autorità di sistema portuale, come:

– Mar Tirreno Centrale (Napoli, Salerno, Castellamare di Stabia)
– Mar Tirreno Meridionale e Jonio (Gioia Tauro, Crotone, Corigliano Calabro)
– Mar Adriatico Meridionale (Bari, Brindisi, Manfredonia, Barletta, Monopoli)
– Mar Jonio (Taranto)

Questo assetto appare superato, ancorato a logiche localistiche e alla tutela di equilibri politici regionali. Invece di alimentare concorrenze artificiali, sarebbe interesse comune delle quattro Regioni – Campania, Calabria, Basilicata e Puglia – diventare protagoniste di una governance unica, pubblica e privata, in grado di valorizzare il sistema nel suo insieme e gestire in modo integrato l’intera “rendita di posizione” che i territori esprimono.

Il punto centrale di questa riflessione è duplice: 

  • non si può parlare di offerta portuale senza includere l’intermodalità e l’integrazione con l’infrastruttura interportuale
  • non si può leggere la logistica attraverso confini amministrativi, come se fossero “siti feudali”, ignorando il quadro europeo delineato dalle Reti TEN e i processi globali della supply chain.

Una riforma seria della governance logistica italiana dovrà affrontare resistenze forti, sia da parte delle Regioni, sia da chi teme la perdita del controllo politico sui vertici delle Autorità portuali, sia da parte di operatori locali che preferiscono scenari gestionali frammentati.

Ma il mondo è cambiato: la logistica è diventata rete, velocità, efficienza globale. La riforma che il Governo si prepara ad avviare non può riproporre il passato, ma dovrà guardare ai prossimi 20 anni con lucidità e coraggio.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Buonasera24

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Video del giorno

Termini e condizioni

Termini e condizioni

×
Privacy Policy

Privacy Policy

×
Logo Federazione Italiana Liberi Editori