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L'analisi

Xylella, il Tar Puglia blocca lo sradicamento di un vigneto

Accolta la richiesta di sospensiva presentata da alcuni agricoltori: il caso rilancia il dibattito su privacy, diritto di proprietà e criteri di individuazione delle piante infette

Ulivi secolari

Ulivi secolari

BARI Il passato 23 luglio il Tar Puglia, terza sezione, ha accolto il ricorso di alcuni cittadini titolari di aziende agricole, difese dagli avv. Marco Cornaro e Giuseppe Mariani, e ha sospeso l’esecuzione dello sradicamento di un vigneto reo di trovarsi entro un raggio di 50 metri da una pianta – ricadente in un’altra proprietà – ritenuta infettata dalla famigerata Xylella.

Quindi il vigneto rimane lì almeno per adesso.

La cosa non riguarda solo questo caso ma centinaia se non migliaia di circostanze simili ed è controversa e quindi ben vengano queste sentenze a fare un po' di chiarezza, almeno giuridica.

Proviamo ad elencare alcune delle questioni che andrebbero chiarite: come sono individuate le piante infette se non c’è stato contraddittorio con i loro proprietari? Chi può dire se anche alcune piante vicine non sono infette? Sono state esaminate tutte? Da cosa si rileva la oggettività di tale analisi?

Può l’ente pubblico entrare nelle proprietà private ed effettuare tutte queste rilevazioni senza informare il proprietario? Può rilevare in altro modo, per esempio con foto aeree, la presenza della Xylella?

Questa sistematica violazione della privacy del proprietario che viene filmato notte e giorno nell’uso della sua proprietà con annessa archiviazione dei filmati, è legittima?

E tali rilievi fitosanitari aerei – oggettivamente un po' approssimativi – possono in automatico trasformarsi in una sentenza di morte per l’albero e le piante entro un raggio di cinquanta metri – peraltro immediatamente ed inappellabilmente esecutiva – senza contraddittorio?

Chi controlla che gli strumenti utilizzati per il rilievo aerofotografico siano efficienti ed affidabili?

Può esistere un sistema di imprese sottoposte a un rischio del genere? Si può sostituire questo tipo di intervento con un obbligo di disinfettare gli alberi? E se sì, chi paga?

Da ciò discende la domanda: se l’interesse è collettivo anche la spesa dovrà essere a carico dell’ente pubblico? Può il contribuente farsi carico di tutto questo?

È previsto un indennizzo per tali danni? Come lo si riscuote? Chi paga? Il contribuente?

Le persone, dipendenti pubblici pagati per indagare e prevenire tali situazioni, in che modo partecipano personalmente a queste spese?

Infine: dove sono le associazioni datoriali e dei consumatori? I nostri politici sono d’accordo con questa prassi? La difesa della nostra economia e della stessa identità e dignità di ognuno di noi a chi è affidata? Cioè: CHI TUTELA IL CITTADINO E LA SUA PROPRIETÀ??? Dobbiamo farlo da soli?

La deviazione della politica verso il dirigismo fascista o cattocomunista profondamente insano ha raggiunto tali livelli in un percorso perverso e distruttivo dei canoni minimi della civiltà occidentale che attorno ai nostri ulivi deve determinarsi – come già sta accadendo – una alleanza tra tutti cittadini di ogni genere che sia totalmente intollerante verso questa protervia autoritaria.

Questa demolizione dei diritti elementari può essere l’occasione migliore per dare una svolta alla prassi politica e un arresto all’imbarbarimento delle nostre economie e società.

Allora sì, che i nostri ulivi avranno meritato in pieno l’essere come sono, il simbolo della nostra cultura e storia!

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