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Taranto
26 Luglio 2025 - 17:43
Giampiero Mancarelli
26 luglio 2012 – 26 luglio 2025
Dopo 13 anni dal sequestro degli impianti, un'ultima opportunità senza altro appello.
Basta suggestioni e divisioni. Serve dialogo vero, lungimiranza e coraggio.
Dopo 13 anni e 8 governi è giunto il tempo per la comunità ionica di pacificazione e di approfondimento.
La posta in gioco è troppo alta, difficile, complessa e complicata.
Basta con la atavica divisione tra guelfi e ghibellini; serve rispetto reciproco e buonafede.
E che la questione sia complicata lo evidenziano gli 8 governi di ogni estrazione parlamentare che si sono dovuti confrontare con questa vicenda che rischia di avere in ultimo un solo sconfitto: la comunità ionica.
Per questo l’approccio del confronto schietto, vero e competente deve prevalere sui posizionamenti politici, sulle questioni ideologiche, per abbracciare un pragmatismo utile e proficuo.
In questo, la grande mobilitazione in atto ormai da anni a Taranto, con la presenza di diversi soggetti del panorama ambientale, fanno della comunità ionica un grande laboratorio sociale.
Non voglio, però, iscrivermi a nessuna delle squadre in campo ma ritengo opportuno mettere in fila alcuni dati che devono essere patrimonio di tutti gli attori in campo.
1. Chiudere la fabbrica vorrebbe dire non certo spegnerla come un fornello da cucina ma rischiare, invece, di creare il più grande disastro ambientale presente in Italia. Solo il 6%, infatti, ad oggi sono le bonifiche nei SIN che sono giunte a conclusione.
2. L’attuale modalità di produzione, seppur ridotta drasticamente, rimane non performante rispetto alle garanzie assolute in tema di ambiente e salute e soprattutto, in prospettiva, vede la fine della "campagna" degli ultimi altiforni in esercizio nei prossimi anni.
3. La opportunità del DRI, con la produzione del preridotto che eliminerebbe ogni emissione nociva, merita approfondimento anche per chi sostiene le ragioni della chiusura. Ciò porterebbe alla certezza di rendere i forni elettrici, senza l'utilizzo del rottame, efficienti per un acciaio green a Taranto.
4. Questi giorni non dovrebbero essere un’occasione mancata di vero confronto nella composta dialettica che deve portare quella che fu la Capitale della Magna Grecia a diventare una vera e propria agorà democratica. Una città che dia prova di maturità per portare, all’esito, Taranto a essere un grande laboratorio di innovazione tecnologica, ambientale e sociale.
Questa può e deve essere una opportunità irripetibile da non perdere: riunire tutte le sensibilità e da lì raggiungere un accordo nella città.
Con l’AIA del 2012 si è intrapresa una strada nuova che ha preteso interventi massicci nella produzione dell’acciaio a salvaguardia della salute; oggi deve portare a un cambio di paradigma, un salto di dimensione. Gli enti locali facciano la loro parte con lungimiranza e coraggio, unendo tutti quanti per questa occasione irripetibile.
Questi giorni siano non un tempo sprecato, non un tempo di ulteriori accuse reciproche e dilanianti tra la comunità, ma diventino lievito per una soluzione quanto più consapevole, condivisa e approfondita.
Ed allora non si perda altro tempo, ne va della armonia sociale della nostra provincia.
Avv. Giampiero Mancarelli
Membro della Commissione IPCC per l’autorizzazione integrata ambientale ILVA 2012
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