Il caso più emblematico riguarda gli investimenti infrastrutturali generali, quelli cioè che vanno oltre gli impianti sportivi: trasporti, logistica, riqualificazioni urbane. In altre parole, le opere che davvero servirebbero al Sud per accorciare le distanze con il resto d’Italia. Per Milano-Cortina sono stati stanziati 2,165 miliardi di euro, per Taranto zero. Nessuna voce di bilancio, nessuna attenzione. Un’occasione persa per trasformare un evento internazionale in uno strumento di sviluppo reale.
Ma il divario non si ferma qui. I dati ufficiali rivelano che Taranto ospiterà circa 4.000 atleti, 1.500 in più rispetto alle Olimpiadi del Nord. Eppure, a fronte di un impegno organizzativo più ampio, le risorse sono drasticamente inferiori.
Gli impianti sportivi previsti per Milano-Cortina valgono 945 milioni di euro, mentre per Taranto si arriva appena a 275 milioni. Il budget complessivo per l’organizzazione delle Olimpiadi è di 1,7 miliardi, mentre per i Giochi del Mediterraneo ci si ferma a 77 milioni. Anche i contributi da CONI, Regioni e altri enti raccontano lo stesso squilibrio: 500 milioni di euro per l’evento del Nord, solo 6 milioni per quello della città jonica.
A rendere ancora più evidente il disequilibrio è il fattore tempo. A Milano e Cortina i cantieri sono partiti nel 2019, con un largo margine di manovra. A Taranto, invece, i lavori sono cominciati soltanto nel 2024.
Eppure, nonostante tutto, la città pugliese non si arrende. Si stanno costruendo nuovi impianti, la macchina organizzativa è in moto e gli sforzi locali sono costanti. Il Commissario dei Giochi Massimo Ferrarese non lesina impegno e sembra ormai una pallina da ping pong che rimbalza da un impianto all'altro, da un vertice all'altro con un unico obiettivo: realizzare quegli impianti che faranno di Taranto una città all'altezza dei Giochi del Mediterraneo ma anche per mostrare al mondo un territorio molto diverso da quello che siamo abituati a raccontare.
La verità è che eventi come questo dovrebbero servire non solo a promuovere l’immagine di un territorio, ma anche a colmare divari strutturali, a dare al Sud ciò che per troppo tempo gli è stato negato. Senza infrastrutture, senza connessioni moderne, senza risorse adeguate, tutto rischia di risolversi in una grande occasione a metà.
E allora, sì, siamo ancora una volta al bivio tra ciò che si potrebbe fare e ciò che si decide di non fare. E Taranto, con i suoi 4.000 atleti e più di 30 discipline, merita di più che una pacca sulla spalla. Merita investimenti veri, non soluzioni tampone. Merita, come tutto il Sud, pari dignità e pari risorse.