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Taranto
26 Luglio 2025 - 07:22
Il volantino dello Slai Cobas per il sindacato di classe
TARANTO – Lavoro, salario, salute e sicurezza. È su questi quattro pilastri che lo Slai Cobas per il Sindacato di Classe rilancia il proprio programma di mobilitazione, intervenendo con una nota sulla vertenza che riguarda il futuro dello stabilimento siderurgico di Taranto e dell’intera area industriale. Secondo il sindacato, il futuro degli operai – sia di Acciaierie d’Italia, che dell’indotto e dell’appalto – non può dipendere da accordi con le istituzioni o da concessioni calate dall’alto, ma va conquistato con una lotta reale e continuativa contro padroni, governi e sindacati collaborazionisti.
Nel comunicato diffuso nella giornata del 25 luglio, il sindacato si dice contrario all’attuale Autorizzazione Integrata Ambientale concessa dal governo e critica duramente l’accordo di programma promosso a livello nazionale. “Gli enti locali, a cominciare dal Comune di Taranto – si legge nella nota – dispongono di tutti gli strumenti normativi e amministrativi per difendere la salute della cittadinanza, ma non li usano. Anzi, accettano la logica del baratto: in cambio dell’ok agli impianti inquinanti, ricevono fondi per università, aeroporto, opere varie. Risorse che dovrebbero comunque essere stanziate e che invece vengono utilizzate come leva per legittimare scelte imposte dall’alto”.
Il sindacato denuncia anche l’esclusione della classe operaia dai tavoli decisionali, in particolare nel contesto della rinnovata mobilitazione ambientalista in città. “Gli operai delle Acciaierie, quelli dell’appalto e i lavoratori in cassa integrazione di Ilva AS – afferma lo Slai Cobas – sono il vero centro della questione. Solo loro possono offrire una soluzione che tenga insieme lavoro, salute e ambiente. Ma vengono sistematicamente messi a tacere, anche per responsabilità delle sigle confederali e dell’Usb”.
Sul fronte occupazionale, il comunicato esprime una ferma opposizione alla cassa integrazione prolungata, come accaduto in passato per Belleli e Cementir. “Si tratta di uno spreco di denaro pubblico – accusa il sindacato – che serve solo a spegnere la forza dei lavoratori e, nei casi peggiori, a corromperla. Gli operai non devono essere lasciati a margine con ammortizzatori infiniti, ma impiegati subito nelle operazioni di bonifica e di ambientalizzazione degli impianti, da parte del nuovo soggetto che rileverà la gestione dell’ex Ilva”.
Nel mirino anche la nave rigassificatrice e i nuovi impianti DRI, ritenuti inquinanti. Lo Slai Cobas invita il Comune e la Regione a usare i poteri di blocco che la legge già consente, senza mediazioni né compromessi. “Basta con le denunce a mezzo stampa – conclude la nota – le istituzioni locali devono prendersi la responsabilità politica e amministrativa delle proprie scelte. Altrimenti, saranno solo complici”.
Infine, un messaggio netto al mondo del lavoro: “Senza lotta non si ottiene nulla. Solo con la mobilitazione continua e organizzata si può costruire un futuro degno per gli operai e per le masse popolari di Taranto”.
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