A raccontarlo con parole cariche di emozione è Eugenia Pastore, la moglie del militare ucciso a 59 anni, pochi giorni prima della pensione, mentre cercava di fermare due ladri in fuga. Lo ha fatto pubblicamente durante una iniziativa commemorativa organizzata in città nella serata di venerdì.
“In questo dolore così grande, non ci sentiamo mai soli”, ha detto. “C’è sempre qualcuno che ci scrive, che ci chiama, che ci racconta un ricordo di Carlo, o che ci invia anche solo un abbraccio silenzioso. Arrivano da ogni parte d’Italia. E questo ci sostiene”.
Il legame con la comunità e con chi ha voluto rendere omaggio alla figura del brigadiere ha dato un senso nuovo a quei giorni strazianti. “All’inizio – ha ricordato – è stato come entrare in un vortice. La notizia, l’assenza, il Presidente della Repubblica accanto a noi. Poi sono arrivate le iniziative, non solo a Francavilla e a Ostuni, ma ovunque. Persone che sentono il bisogno di ricordarlo, di raccontarlo, di dare un significato a ciò che è accaduto”.
Secondo Pastore, in ogni gesto di vicinanza c’è una traccia profonda dell’uomo che Carlo era. “È come se avesse lasciato qualcosa in ognuno, anche in chi non l’ha mai conosciuto. Per chi ha perso un marito, un padre, un fratello, questo è un calore che tiene in piedi”.
Le manifestazioni di affetto sono state tante, e continuano a esserlo. “C’è chi ci invita, chi vuole custodire la sua memoria. E noi parteciperemo, come famiglia, perché sentiamo che l’esempio di Carlo merita di essere condiviso e protetto”, ha proseguito la vedova. “Carlo non era un uomo da palcoscenico, ma aveva quella coerenza silenziosa che oggi risuona nelle coscienze di tante persone. Ed è questo che ci tocca più nel profondo”.
Il ricordo di Legrottaglie, sottolinea ancora Eugenia, non è un rituale vuoto, ma una forza concreta. “Per me, per le nostre figlie – che hanno 15 anni – e per tutta la nostra famiglia, tutto questo rappresenta un sostegno immenso. È la dimostrazione che la memoria può essere viva, reale, piena di senso”.
Infine, un pensiero collettivo che si trasforma in ringraziamento. “C’è una comunità viva che continua a camminare con noi, e questo ci fa sentire che Carlo è ancora presente tra le persone. Non è stato dimenticato. E non lo sarà”.