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Bari

Consulta boccia la legge “anti-sindaci” della Regione Puglia: norma incostituzionale

La Corte Costituzionale cancella la norma che imponeva ai sindaci di dimettersi 180 giorni prima delle elezioni regionali. Il Partito Democratico: “È una vittoria del diritto e della democrazia”. Decaro: "Era un vero e proprio abuso di potere nei confronti dei sindaci pugliesi"

Sindaci

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BARI - La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della legge pugliese che anticipava i termini di dimissioni per i sindaci candidati alle elezioni regionali. La norma imponeva ai primi cittadini intenzionati a concorrere per un seggio in Consiglio o per la presidenza della Regione Puglia di dimettersi con almeno 180 giorni di anticipo rispetto alla fine naturale della legislatura.

Secondo quanto stabilito dalla Consulta, si tratta di una disposizione sproporzionata, irragionevole e in contrasto con i principi sanciti dagli articoli 3 e 51 della Costituzione, che garantiscono l’uguaglianza dei cittadini nell’accesso alle cariche elettive.

Nella motivazione della sentenza n. 131 del 2025, i giudici sottolineano che la norma impugnata anticipava in maniera eccessiva i tempi rispetto al momento della presentazione delle candidature. A differenza della legge pugliese, altri ordinamenti regionali prevedono termini molto più brevi. Inoltre, la legge non distingueva tra sindaci di piccoli e grandi comuni, applicandosi indistintamente a tutti, mentre altrove l’ineleggibilità riguarda solo i sindaci di città sopra determinate soglie di popolazione.

La decisione della Corte ha suscitato immediate reazioni nel mondo politico pugliese. Il primo a intervenire è stato Domenico De Santis, segretario regionale del Partito Democratico, che ha accolto con favore la pronuncia dei giudici: “La Consulta ha ristabilito un principio fondamentale: il rispetto della ragionevolezza, della proporzionalità e dell’uguaglianza è imprescindibile, soprattutto quando si mettono in discussione i diritti politici”, ha dichiarato.

Secondo De Santis, la norma impugnata dal Governo e oggi cancellata dalla Corte era pensata per ostacolare la partecipazione democratica di molti amministratori locali, imponendo vincoli che sarebbero risultati escludenti e discriminatori.

“Una vittoria del diritto e della democrazia – ha aggiunto – contro chi voleva negare la possibilità ai sindaci di candidarsi nascondendosi dietro il voto segreto. Le regole devono valere per tutti e garantire equità. Continueremo a difendere il diritto alla cittadinanza attiva e l’accesso libero alle istituzioni”.

Dello stesso tenore le dichiarazioni dell'eurodeputato Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, ma soprattutto tra i papabili per la candidatura a governatore di Puglia per il dopo Emiliano: “La decisione della Corte costituzionale ha messo finalmente fine ad una brutta pagina politica ma soprattutto a un vero e proprio abuso di potere nei confronti dei sindaci pugliesi e del loro diritto di partecipare alle prossime elezioni regionali senza sacrificare il proprio lavoro, interrompendolo anticipatamente in maniera immotivata. Credo che il tentativo di questi mesi di impedire l’esercizio democratico attraverso ostruzionismo e stratagemmi, che poco hanno a che fare con le istituzioni e molto invece con la conservazione del proprio destino personale, non sia degno della fiducia dei pugliesi”.

Con questa sentenza, la Corte Costituzionale mette la parola fine a una delle disposizioni più controverse approvate dal Consiglio regionale pugliese negli ultimi anni, riaffermando il principio che le limitazioni alla candidabilità devono sempre rispettare i criteri di equilibrio e non possono diventare strumenti di esclusione politica.

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