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Agricoltura sotto il sole rovente, "I sindaci che fanno?"

L’allarme della Flai Cgil: Temperature fino a 40 gradi e rischio infortuni: bene l’ordinanza regionale ma i sindaci restano in silenzio. Il sindacato sollecita interventi urgenti per la tutela degli operai agricoli

Dora Lacerenza.

Dora Lacerenza.

ANDRIA - Il termometro tocca i 40 gradi, i campi si arroventano e per chi lavora nell’agricoltura si moltiplicano i rischi. La Flai Cgil Bat lancia l’ennesimo allarme, chiedendo ai sindaci del territorio di non restare alla finestra di fronte a un’emergenza ormai quotidiana.

A preoccupare il sindacato non è solo il caldo estremo di questi giorni, ma anche la scarsa attenzione delle amministrazioni comunali a una categoria che già affronta condizioni lavorative difficili e un tasso elevato di infortuni. La segretaria generale della Flai Bat, Dora Lacerenza, prende posizione dopo la presentazione del progetto “Coltiviamo la sicurezza in agricoltura”, organizzato dallo Spesal della Asl Bt all’ospedale Dimiccoli di Barletta.

«Il settore agricolo è quello con il più alto numero di infortuni e malattie professionali, non siamo noi a dirlo ma i dati degli esperti», sottolinea Lacerenza. E proprio per questo, osserva, è positivo che l’Asl Bat intervenga con un piano mirato di prevenzione, che pone al centro la formazione, la sicurezza e la vigilanza. Tra le misure più significative, c’è una check list ispettiva per valutare il rispetto delle norme nei luoghi di lavoro e sensibilizzare i datori sulle buone prassi, in particolare sull’uso sicuro delle trattrici agricole e dei mezzi meccanici.

Ma il rischio non viene solo dalle macchine: a fare paura, oggi, è anche il caldo torrido, che trasforma le campagne in vere e proprie fornaci. Da qui, il plauso all’ordinanza regionale che impone lo stop alle attività nei campi tra le 12.30 e le 16, le ore più critiche della giornata. Tuttavia, per la segretaria della Flai Bat, non basta. «La Regione ha fatto la sua parte, ma i sindaci dove sono?» è la domanda che Lacerenza lancia pubblicamente.

«È tempo che anche loro, per quanto consentito dalle loro competenze, intervengano a tutela della salute pubblica nei propri comuni – aggiunge –. Non è un’idea folle pensare di estendere la fascia oraria di sospensione dei lavori nei giorni più estremi, anche oltre i limiti già fissati. I sindaci restano pur sempre le massime autorità sanitarie locali, anche nelle zone rurali».

L’invito, dunque, è chiaro: non serve solo un’azione dall’alto, ma anche un’assunzione di responsabilità da parte dei primi cittadini della provincia. «Non si può aspettare che qualcuno stia male prima di intervenire», conclude Lacerenza, chiedendo più tempestività, più presenza e più coraggio istituzionale per difendere chi lavora nei campi, in condizioni sempre più estreme.

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