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Brindisi

Crollo dei prezzi per angurie e meloni: agricoltori pugliesi in ginocchio

La Coldiretti Puglia denuncia una situazione allarmante nei campi brindisini: prodotti sotto costo, raccolti distrutti e concorrenza sleale dai mercati esteri. Scatta la mobilitazione per l’etichetta d’origine obbligatoria in Europa

Il giornale dell'estate

Angurie - archivio

BRINDISI - Le angurie e i meloni gialli della provincia di Brindisi rischiano di marcire nei campi. Il prezzo di vendita è ormai talmente basso da non coprire nemmeno le spese di raccolta. A lanciare l’allarme è Coldiretti Puglia, che parla di una vera emergenza per il settore ortofrutticolo, stretto tra siccità, aumento dei costi di produzione e crollo della domanda.

In questi giorni, il valore di mercato delle angurie è precipitato fino a 9 o 10 centesimi al chilo, mentre per i meloni gialli brindisini si arriva appena a 30 centesimi. Prezzi che non solo non garantiscono guadagni, ma generano perdite ingenti, tanto che molti agricoltori preferiscono trinciare e interrare i raccolti piuttosto che affrontare il costo della raccolta e del trasporto.

A peggiorare il quadro, secondo Coldiretti, sarebbero anche speculazioni lungo la filiera agroalimentare e una distribuzione distorta del valore aggiunto “dal campo alla tavola”. Il risultato è che i contadini non vedono alcuna remunerazione per il loro lavoro, mentre i prodotti continuano ad arrivare sugli scaffali dei supermercati a prezzi ben più alti.

Di fronte a questa crisi, l’organizzazione agricola torna a chiedere più controlli sull’ortofrutta di importazione, spesso camuffata da prodotto locale. Coldiretti denuncia infatti la presenza crescente di frutta straniera etichettata come italiana, specialmente proveniente da Egitto, Tunisia e Marocco, e chiede che sia rafforzata la vigilanza, anche attraverso l’intervento dei Vigili dell’Annona.

«È necessario – sottolinea Coldiretti – affermare con forza il principio di reciprocità delle regole. Non è accettabile che in Europa possano entrare prodotti coltivati con sostanze vietate o ottenuti attraverso lo sfruttamento dei lavoratori. Serve una trasparenza totale sull’origine degli alimenti, per tutelare sia i consumatori sia gli agricoltori».

Per questo, Coldiretti ha promosso una proposta di legge europea di iniziativa popolare, con l’obiettivo di raccogliere 1 milione di firme per introdurre l’obbligo di indicare l’origine degli ingredienti su tutti i prodotti alimentari venduti nell’Unione Europea. Una misura che – secondo l’organizzazione – metterebbe fine al fenomeno dei prodotti stranieri “italianizzati”, grazie a minime trasformazioni effettuate nel nostro Paese, come accade spesso con i semilavorati cinesi.

È possibile sostenere l’iniziativa firmando nei mercati di Campagna Amica, nelle sedi territoriali Coldiretti, oppure direttamente online al sito ufficiale:
https://eci.ec.europa.eu/049/public/#/screen/home

Un’iniziativa che vuole salvaguardare la salute dei cittadini, la trasparenza nel commercio e il reddito delle imprese agricole italiane, oggi più che mai messe a dura prova da una crisi che rischia di cancellare intere produzioni locali.

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