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Contratti pirata nel mirino: nasce in Puglia il Patto per il Lavoro nel Terziario e nel Turismo

Sottoscritto l’accordo tra Confcommercio e sindacati per tutelare salari, diritti e concorrenza leale. Il 73% degli occupati pugliesi lavora nel settore, ma crescono instabilità e sfruttamento

Contratti pirata nel mirino: nasce in Puglia il Patto per il Lavoro nel Terziario e nel Turismo

Patto per il lavoro in Puglia

BARI - Una risposta forte e condivisa al fenomeno del dumping contrattuale, che da anni mina la qualità dell’occupazione nei settori del commercio, del turismo e del terziario. Nasce da questo obiettivo il Patto per il Lavoro nel Terziario e Turismo in Puglia, pronto per la firma tra Confcommercio Puglia, Filcams CGIL Puglia, Fisascat CISL Puglia e UILTuCS Puglia. Un’intesa definita da tutti come un atto di responsabilità e coesione, pensata per difendere la contrattazione collettiva autentica, la legalità nei luoghi di lavoro e la concorrenza tra imprese su basi eque.

Il Patto si colloca in un contesto segnato dalla crescente diffusione di contratti collettivi siglati da sigle prive di reale rappresentatività, che promettono risparmi sul costo del lavoro a discapito di tutele, salari e dignità dei lavoratori. Una situazione denunciata anche nella seconda edizione del Manuale sul dumping contrattuale nei pubblici esercizi, curato da FIPE-Confcommercio e presentato il 22 luglio 2025 al CNEL.

Secondo lo studio, il CCNL FIPE (codice H05Y), sottoscritto dalle organizzazioni firmatarie del Patto, copre il 92,55% dei lavoratori del settore, mentre gli altri contratti non superano lo 0,1%. La differenza salariale può arrivare a oltre 4.600 euro all’anno per un barman e toccare gli 8.500 euro per un apprendista, con pesanti ricadute anche su ferie, mensilità aggiuntive, orario e sicurezza.

Il presidente di Confcommercio Puglia, Vito D’Ingeo, intervenuto anche in qualità di consigliere CNEL, ha ribadito la necessità di un’azione condivisa a livello nazionale e territoriale per promuovere la trasparenza contrattuale e rafforzare la rappresentanza sindacale reale. Il lavoro del CNEL ha già portato a introdurre l’indicazione del codice contratto in documenti obbligatori come il cedolino paga e le comunicazioni di assunzione.

Nel recente confronto sulla misura regionale sul welfare aziendale, finanziata dal FESR-FSE+ 2021–2027, D’Ingeo ha ribadito che «benessere lavorativo e contrattazione di qualità sono strumenti di competitività e giustizia sociale». Ha quindi sottolineato il ruolo centrale degli enti bilaterali, considerati presidi di legalità, inclusione e servizi per imprese e lavoratori.

Le sigle sindacali coinvolte – Barbara Neglia (Filcams CGIL), Leonardo Piacquaddio (Fisascat CISL) e Marco Dell’Anna (UILTuCS) – hanno rimarcato il valore dell’accordo, che rappresenta il primo Patto di questo genere siglato in Puglia nei settori coinvolti. Un’intesa che punta a tutelare i diritti reali, elevare la qualità dell’occupazione e indicare alla politica regionale una rotta chiara contro il precariato e le finte assunzioni.

I promotori chiedono l’applicazione piena della Legge Regionale 29/2022, che promuove la contrattazione rappresentativa come strumento per garantire condizioni dignitose e inclusive nei luoghi di lavoro, e il rafforzamento degli strumenti di vigilanza. Il settore terziario rappresenta oggi la spina dorsale dell’occupazione pugliese: quasi il 73% degli occupati lavora in questo comparto, con picchi nelle province di Bari, Lecce e Brindisi. Tuttavia, si registra ancora una forte diffusione di contratti a tempo determinato (oltre il 28%), un livello insufficiente di tutela e formazione, e un’ampia presenza di contratti non conformi agli standard minimi.

Il Patto si fonda su 5 principi chiave:

  • difesa della contrattazione collettiva di qualità,
  • contrasto ai contratti non rappresentativi,
  • promozione del lavoro regolare,
  • rafforzamento degli enti bilaterali,
  • coinvolgimento attivo della Regione Puglia per l’attuazione della legge regionale sulla qualità del lavoro.

L’obiettivo è rendere strutturali le misure a sostegno del reddito e dei servizi, con una regia condivisa tra istituzioni, sindacati e sistema bilaterale. Il Patto pugliese, auspicano le parti, potrà diventare modello per altre esperienze regionali, offrendo una base solida per uno sviluppo più equo, inclusivo e sostenibile del mercato del lavoro italiano.

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