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Bari
22 Luglio 2025 - 07:48
La sottoscrizione dell'accordo sull'oleoturismo
BARI - È stato firmato a Bari un Protocollo d’intesa che segna un passo decisivo per l’oleoturismo in Italia, regolamentando per la prima volta le attività di raccolta turistica delle olive. L’accordo, sottoscritto dal Direttore della Direzione Interregionale Lavoro Centro, Stefano Marconi, e dal presidente dell’Associazione nazionale Città dell’Olio, Michele Sonnessa, nasce con l’obiettivo di disciplinare un’esperienza sempre più richiesta da turisti italiani e stranieri, sulla scia del modello già adottato per la vendemmia turistica.
La firma è avvenuta nel corso del convegno “Oleoturismo in Puglia: nuove opportunità e prospettive di valorizzazione”, promosso dal coordinamento regionale pugliese di Città dell’Olio e ospitato nella sede della Camera di Commercio di Bari.
Al centro dell’intesa ci sono linee guida precise per garantire la sicurezza e il corretto svolgimento dell’attività, che si configura come un’esperienza divulgativa, educativa e ricreativa, e non come prestazione lavorativa. «Con questa intesa diamo un nuovo impulso alla qualità dell’offerta oleoturistica nazionale» ha spiegato Michele Sonnessa, sottolineando l’importanza di «offrire esperienze autentiche e sicure, nel rispetto degli olivicoltori e dei turisti».
In Italia operano circa 1 milione di imprese olivicole, con un comparto che genera un valore stimato vicino ai 2 miliardi di euro. Il patrimonio varietale conta oltre 550 cultivar, equivalenti a più del 40% della biodiversità olivicola mondiale. Un ricchezza che si traduce in opportunità culturali ed economiche, da valorizzare anche attraverso attività partecipative come la raccolta delle olive.
Il documento chiarisce che la raccolta turistica non ha finalità produttive, si svolge su base volontaria, non è retribuita e ha durata massima di 2 ore al giorno, per non più di 2 occasioni settimanali nella stessa azienda. I partecipanti non possono utilizzare macchinari agricoli né eseguire operazioni di carico e scarico.
Solo le aziende agricole e i frantoi regolarmente registrati e abilitati all’attività oleoturistica potranno organizzare queste esperienze, che dovranno tenersi in aree separate da quelle professionali, adeguatamente delimitate e segnalate, nel rispetto delle normative su sicurezza, igiene e accessibilità.
Grande attenzione viene dedicata anche alla tutela dei partecipanti: le aziende organizzatrici dovranno fornire dispositivi di protezione individuale, delimitare le zone pericolose e assicurare la presenza costante di un tutor qualificato, incaricato della vigilanza e del rispetto delle regole.
«L’obiettivo – si legge nel Protocollo – è creare esperienze coinvolgenti ma sicure, che valorizzino l’identità olivicola dei territori, promuovano il turismo rurale e incentivino la permanenza dei visitatori nelle aree di produzione dell’olio EVO». Visite a frantoi, corsi di degustazione, musei dell’olio e percorsi didattici completano un’offerta destinata a diventare sempre più strutturata.
L’intesa tra Ispettorato Nazionale del Lavoro e Città dell’Olio apre così una nuova stagione per l’oleoturismo italiano, tracciando un modello replicabile che unisce valorizzazione culturale e tutela del lavoro, con ricadute positive per l’economia locale e il patrimonio rurale.
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