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Taranto

Vertenza ex Ilva, vertice in Regione: “Accordo di programma tuteli ambiente, salute e lavoro”

Anche Ugl e Usb in audizione in Commissione regionale: servono garanzie sull’occupazione e misure concrete per gli esuberi. A rischio oltre 15.000 lavoratori

L'incontro in Regione con i sindacati dell'ex Ilva

L'incontro in Regione con i sindacati dell'ex Ilva

TARANTO - La crisi dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria, è stata al centro dell'attenzione in Regione con l’audizione che si è svolta questa mattina in V Commissione Ambiente del Consiglio regionale della Puglia, convocata dal presidente Michele Mazzarano. Al confronto hanno partecipato rappresentanti sindacali, comitati e vertici politici, con l’obiettivo di valutare gli sviluppi dell’accordo di programma previsto ai sensi dell’articolo 29-quater del decreto legislativo 152 del 2006.

A prendere la parola, tra gli altri, il segretario provinciale della UGL Metalmeccanici Alessandro Dipino, che ha messo in guardia dalle conseguenze di una possibile chiusura dello stabilimento siderurgico: “Dopo 13 anni di incertezze, i lavoratori sono allo stremo. Un epilogo negativo sarebbe una bomba sociale pronta ad esplodere”.

Secondo i dati forniti dal sindacato, tra personale diretto, dipendenti dell’Ilva in A.S. e addetti dell’indotto, sarebbero oltre 15.000 i posti di lavoro coinvolti. Per questo, ha insistito Dipino, “l’accordo di programma deve rappresentare un nuovo inizio, in grado di conciliare ambiente, salute e occupazione, lasciando da parte le contrapposizioni ideologiche che hanno paralizzato ogni tentativo di soluzione”.

La UGL ha inoltre ribadito la necessità di interventi mirati a tutela dei lavoratori, tra cui la riapertura dei termini per l’esposizione all’amianto, il riconoscimento del lavoro usurante per tutte le maestranze coinvolte e forme di incentivo all’esodo per chi è vicino al pensionamento o desidera lasciare l’azienda. “Ma tutto questo – ha precisato Dipino – richiede un’assunzione di responsabilità politica chiara e condivisa, capace di accelerare i tempi del processo di ambientalizzazione attraverso la decarbonizzazione”.

A condividere l’allarme anche Vincenzo Mercurio, coordinatore provinciale dell’USB Taranto, che ha sottolineato l’importanza dell’incontro tenutosi in Commissione, definendolo “un momento prezioso per fare finalmente un passo avanti verso una soluzione definitiva”. Secondo il sindacato di base, però, le proposte in campo finora “sembrano solo dei rattoppi”, insufficienti a garantire stabilità e tutele concrete.

“Ci preoccupa – ha dichiarato Mercurio – l’impatto che l’accordo potrebbe avere sull’occupazione e sull’intero tessuto economico-sociale. Serve subito un piano preciso per salvaguardare i posti di lavoro e per ricollocare eventuali esuberi, non possiamo accettare che la discussione sindacale venga rinviata a dopo”. L’USB ha ribadito che il proprio assenso all’accordo potrà arrivare solo se saranno rispettati determinati paletti, tra cui l’assorbimento dei lavoratori in esubero in enti locali, nell’Arsenale e in Acquedotto Pugliese, oltre al riconoscimento del lavoro usurante e a forme concrete di incentivo all’esodo.

“Taranto non può permettersi altri 12 anni di attesa”, ha concluso Dipino, chiedendo un impegno serio da parte di tutti gli attori istituzionali per affrontare una delle vertenze industriali più delicate del Paese. Le prossime settimane saranno decisive per capire se l’accordo di programma sarà in grado di coniugare davvero le tre priorità indicate dai sindacati: tutela ambientale, salvaguardia della salute pubblica e difesa dell’occupazione.

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